Ristabilire il valore rieducativo della pena rispetto a quello punitivo. Questo l’auspicio espresso dai cappellani carcerari cattolici, protestanti e ortodossi, che si sono riuniti nei giorni scorsi a Driebergen, nei Paesi Bassi. I cappellani carcerari hanno lanciato un appello ai governi europei affinché pongano come priorità i programmi di riabilitazione dei condannati, aiutandoli a reinserirsi nella comunità civile al termine della reclusione. I cappellani carcerari chiedono che si affermino “i principi e la pratica di una giustizia riparatrice” e non punitiva.
“La giustizia riparatrice ha dichiarato il presidente europeo dell’Associazione internazionale dei cappellani carcerari, Lothar Finkbeiner, in un’intervista rilasciata all’agenzia Eni non è volta a punire, bensì a restaurare il sentimento di appartenenza alla comunità dopo un delitto”. Al riguardo i cappellani hanno presentato esempi e forme di giustizia riparatrice cui si ricorre in America del Nord, Asia e Africa. Preoccupazione è stata invece espressa per “il numero sproporzionato” di stranieri e di minoranze in prigione: in particolare immigrati di religione musulmana, detenuti in gran numero nelle carceri di tutta Europa. Nel complesso, ha aggiunto Finkbeiner, là dove è possibile, la cooperazione tra cappellani cristiani e musulmani che prestano servizio nelle carceri è buona. Secondo le statistiche fornite dal Ministero dell’Interno britannico, nell’Unione europea c’è una media di 87 detenuti ogni 100 mila abitanti. Media molto inferiore rispetto a quella della Russia (729 detenuti ogni 100 mila abitanti) e degli Stati Uniti (682, ogni 100 mila abitanti).