Mons. Chiaretti
sollecita la Chiesa
italiana a recepire
la “Carta ecumenica”, firmata a Strasburgo
il 22 aprile scorso.
“Dalla Charta Oecumenica ci giunge un ulteriore invito alla speranza, ben sapendo peraltro che l’ecumenismo è una realtà complessa e in continua evoluzione”. Lo ha detto mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, invitando i vescovi italiani a recepire nelle loro diocesi la Carta ecumenica europea varata a Strasburgo il 22 aprile per iniziativa della Kek (Conferenza delle Chiese Europee che riunisce protestanti e ortodossi) e del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee). “La Charta spiega mons. Chiaretti – è l’inizio di un processo, non la conclusione. C’è perciò un preciso impegno morale: quello della receptio”.
Facendo il punto sul dialogo ecumenico, mons. Chiaretti osserva: “tale dialogo, ben avviato, ha subito una battuta d’arresto nell’anno del Giubileo, con la proclamazione, da parte protestante, di un anno di ‘digiuno ecumenico’ per lo note vicende dell’indulgenza. Ad esse si sono aggiunte, cammin facendo, le crisi in occasione dei vari pronunciamenti di parte cattolica: la Dominus Iesus, la ‘chiese sorelle’, e anche ultimamente gli interventi del Santo Padre e della Congregazione per la dottrina della fede sui problemi della ‘ospitalità eucaristica’. Ciò non ha impedito di portare a termine l’iter degli accordi sui ‘matrimoni misti’ che hanno conseguito le necessarie approvazioni e sono ormai di pubblico dominio”.
Questi eventi fanno capire che “il dono dell’unità della Chiesa ha bisogno di essere accolto e sviluppato in maniera sempre più profonda”. E “la Charta Oecumenica – fa notare mons. Chiaretti che non è frutto di un dialogo bilaterale ma nasce dalla collaborazione sincera di tutte le Chiese e le comunità ecclesiali d’Europa, è un’ottima occasione per superare le difficoltà insorte e riprendere il cammino. Ci sono in essa delle novità da non lasciar cadere” come “l’impegno cogente e comune d’una rinnovata evangelizzazione del mondo d’oggi; la necessità di rendere visibile l’unità della Chiesa di Cristo, cui si oppone lo scandalo delle nostre divisioni storiche; la ribadita volontà di camminare ‘insieme’ verso il superamento degli ostacoli”.
La Charta si affida ora alle chiese e comunità cristiane locali. Mons. Chiaretti chiede ai vescovi e ai sacerdoti che i contenuti del testo siano “conosciuti e divulgati” nella pastorale ordinaria delle chiese locali ed approfonditi “in giornate e incontri di studio e di riflessione, sia a livello popolare che a quello accademico”.
Il testo suggerisce l’arcivescovo di Perugia può anche diventare spunto per promuovere forum di chiese e comunità ecclesiali e per “trovare punti di incontro e di collaborazione a diversi livelli”.
Secondo mons. Chiaretti, i contenuti della Charta devono essere tradotti “in forme concrete di inculturazione e di servizio reciproco (ad esempio, gemellaggi tra comunità; ospitalità di vescovi e teologi dell’Oriente ortodosso, ecc.). L’arcivescovo sollecita infine una partecipazione alla ricezione del testo da parte dei giovani e conclude: “La passione per l’ Ut unum sint, e prima ancora per Gesù Cristo, unico Signore della storia, ci suggerirà modi e formule sempre più generosi e adatti”.