I vescovi della Chiesa cattolica della Bosnia Erzegovina hanno inviato un appello ai paesi firmatari degli accordi di Dayton. Chiedono che venga “rispettata l’inviolabilità della dignità umana, i diritti civili e le libertà fondamentali, la libertà personale e nazionale e che ci si opponga alla illegalità, alla violenza e agli abusi delle autorità pubbliche”. I vescovi si rammaricano perché sono caduti nel nulla i precedenti appelli per la fine delle violenze e il ristabilimento della legalità. Ricordando che la comunità cattolica croata è il gruppo minoritario nella regione, deplorano il fatto che “in Bosnia Erzegovina prevalga ancora la legge del più forte e del più spietato, piuttosto ce la legge della verità e della giustizia”.
Particolarmente grave è poi il problema dei rifugiati che non hanno ancora fatto ritorno nelle proprie case. “Un numero sorprendentemente esiguo di croati scrivono i vescovi della Bosnia Erzegovina ha fatto ritorno nelle proprie case fino ad oggi. Ciò è dovuto all’ostruzionismo delle autorità locali”. I vescovi affermano che su 220 mila croati rifugiati o profughi, solo 3845 hanno fatto ritorno a casa. E puntano il dito anche sulla comunità internazionale che non avrebbe fatto abbastanza per garantire il rientro dei profughi. Anzi alcuni rappresentanti delle organizzazioni internazionali avrebbero, “scoraggiato i croati che desideravano tornare nelle proprie case in Bosnia oppure avrebbero spaventato chi viveva ancora nella regione inducendolo ad emigrare” per timore delle violenze dei serbi.