“…non posso nascondere
la mia delusione per il fatto che non sia stato inserito nel testo della Carta neppure un riferimento a Dio…”
Giovanni Paolo II
“…non posso nascondere la mia delusione per il fatto che non sia stato inserito nel testo della Carta neppure un riferimento a Dio, nel quale peraltro sta la fonte suprema della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Né si può dimenticare che fu la negazione di Dio e dei suoi comandamenti a creare nel secolo passato la tirannide degli idoli, espressa nella glorificazione di una razza, di una classe, dello stato, della nazione, del partito, in luogo del Dio vivo e vero”.
SirEuropa nasce sulla scia di queste parole di Giovanni Paolo II. Vengono dal messaggio da lui inviato al cardinale Antonio Marìa Javierre Ortas lo scorso 16 dicembre per il 1200° anniversario dell’incoronazione di Carlo Magno.
L’amarezza e la preoccupazione del Papa, a proposito della “Carta dei diritti fondamentali” dell’Unione europea, non si chiudono nel pessimismo ed aprono alla fiducia ed alla speranza.
E’ con questo animo che ci accingiamo a porre mano a SirEuropa: non c’è altra pretesa che quella di offrire un contributo di informazione, idee ed esperienze per dire con l’essenzialità del linguaggio giornalistico, che un’Europa senza cristianesimo è un’Europa più povera e, probabilmente, senza futuro.
Il pericolo di un taglio o indebolimento delle radici cristiane è reale e l’ultima prova viene, proprio in questi giorni, dal silenzio europeo sulla legge olandese che, legalizzando l’eutanasia, ferisce la vita e la famiglia.
Si aspettavano, al riguardo, toni politici forti, almeno come quelli usati per la recente vicenda austriaca il cui svolgersi è noto a tutti.
Certi silenzi indicano una fragilità culturale che segna l’indebolimento della coscienza e questo, anche per l’Europa, è l’indebolimento più grave perché pone Dio fuori da ogni pensiero ed ogni scelta, lo considera inutile se non dannoso.
Un Dio pericoloso per gli affari, i mercanti, i gruppi di interesse, spesso in sintonia con il pensiero di intellettuali e politici che auspicano un’Europa senza radici cristiane e che amerebbero ridurre il cristianesimo a “religione civile”, fatta di ideali belli e nobili ma senza trascendenza.
E’ un rischio che il Papa e le Chiese d’Europa temono per l’umanità tutta e del quale avvertono sia l’Ovest che l’Est.
L’auspicato respiro europeo a due polmoni non si è ancora fatto regolare e neppure è esaltante la prova che l’Europa sta offrendo in molte parti del mondo in cui è visibile la negazione dei diritti umani.
Eppure anche per il vecchio continente la speranza non é morta: lo dicono soprattutto i giovani. E’ necessario, però farla crescere affiancando al racconto delle difficoltà e dei problemi, il racconto di idee, scelte ed esperienze tese al bene comune europeo, ad una più matura e condivisa politica della sussidiarietà.
Raccontare l’Europa con il linguaggio e lo stile dell’agenzia, cogliendo l’essenzialità del pensiero e delle scelte delle istituzioni sociali e politiche, delle Chiese cristiane europee, è l’impegno che il Sir si assume confidando in una progressiva sinergia tra i media ecclesiali italiani ed europei.
Senza presunzione, con il desiderio di offrire un misurato contributo alla costruzione di un’unità europea che parte dal territorio, supera muri di ieri e di oggi, si allarga al mondo. A questa nuova impresa collaboreranno i settimanali cattolici locali con giornalisti ed esperti sparsi in tutta Europa: si sta formando una rete che ha primi riferimenti nel Ccee (Consiglio delle conferenze episcopali europee), nella Comece (Commissione episcopati comunità europea), nel Kek (Conferenza delle Chiese europee) e nelle istituzioni dell’Unione europea.
Paolo Bustaffa