“Atene, il viaggio più difficile”. Lo scriveva, alla vigilia del viaggio di Giovanni Paolo II il quotidiano greco Kathimerini, titolando il suo servizio così: “il Papa dovrà superare l’abisso di un millennio”, anche se i dati di un’indagine dichiaravano che “il 60% dei greci accetta il viaggio, il 30% non lo vuole, il 10% è indifferente”. E il londinese Times aggiungeva dubbioso: “questa tappa in Grecia chiederà molta resistenza fisica e un lavoro diplomatico molto sottile e notevole per evitare di aumentare l’antica frattura fra cattolicesimo e Chiesa ortodossa”. Paure e dubbi della vigilia, immediatamente superati dai fatti. E’ il francese Le Monde a scrivere che “la richiesta di perdono del Papa per i torti dei cattolici verso gli ortodossi ha rotto il ghiaccio” di una diffidenza secolare. E l’autorevole Die Welt ha aggiunto, a proposito della breve tappa greca, che si è trattato di un “gesto grandioso che potrebbe servire alla riconciliazione” perché come spiega il greco Elefterotypìa “Giovanni Paolo II ha posto le basi per nuove e migliori relazioni tra la Santa Sede e la Chiesa greca, tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa. Nello stesso tempo ha offerto un grande dono all’Arcivescovo Christodoulos, aiutandolo a superare gli stretti confini greci”. E Le Figaro a proposito della Dichiarazione Comune firmata ad Atene con il Patriarca afferma “il Papa stesso ha voluto mettere come sigillo nel suo pellegrinaggio di 24 ore”.
Damasco, una visita “più che storica”, questo ciò che ha affermato il Gran Mufti della Repubblica di Siria , Ahmed Kaftaro. Lo spagnolo El Mundo ricorda che “l’emozione ha toccato i cuori di cristiani e musulmani nel caldo pomeriggio di Damasco” e il tedesco Suddeutsche Zeitung scrive essersi trattato di “un momento storico” mentre La Croix, similmente al belga La Libre, ricorda il messaggio: “Giovanni Paolo II nella moschea di Damasco ha chiamato tutti, musulmani e cristiani, ad un più cordiale dialogo”.
Secondo grande momento del viaggio: la preghiera e l’appello alla pace. Preghiera e appello quanto mai forti. La Vanguardia stigmatizza “il polemico discorso del Presidente siriano che ha chiesto al Papa di appoggiare i Paesi arabi contro Israele” e Le Monde, piuttosto tristemente, annota che “Bashar el Assad si pone sui passi di suo padre”. Lo svizzero Neue Zurcher Zeitung scrive che “la preghiera nella città di Quneitra sul Golan e l’incontro con i notabili musulmani nella moschea degli Omayyadi di Damasco hanno creato un caso senza precedenti” invece Die Presse annota che “Il Papa avrebbe indirettamente criticato la politica israeliana”.
A Malta, scrive il francese Le Figaro quasi sintetizzando la breve eppure ricca permanenza del Papa nell’isola, Giovanni Paolo II ha domandato agli “amici maltesi” di “coltivare la loro vocazione cristiana”. E subito aggiunge: “Quest’ultima tappa sulle orme di San Paolo non è stata controversa come le precedenti”. Accenno all’adesione profonda a Cristo si legge sulle pagine dello spagnolo ABC che riporta l’invito del Pontefice a “riscoprire la vocazione religiosa”.
Mentre il Papa è a Malta e scoppiano le violenze in Medio Oriente ci sono ancora ripercussioni alla tappa siriana con il tentativo di una lettura politica e le inevitabili polemiche. Inizia Le Monde a ricordare che “il Papa ha parlato di una pace universale”, ma lo svizzero Le Temps parla di polemiche sul silenzio del Papa dopo “il virulento discorso contro Israele di Assad” mentre lo spagnolo El Pais scrive che “Giovanni Paolo II è riuscito ad unire in un solo viaggio ragioni pastorali e politiche, suscitando critiche ma anche applausi”.