Germania – Bioetica: attese e timori” “” “

La ricerca medica deve puntare
unicamente
al bene dell’uomo


Sarà modificata la legge tedesca che regola l’aspetto genetico della fecondazione artificiale? Molti ricercatori nella Repubblica Federale sperano di sì e la celebrazione dell'”Anno delle scienze biologiche” ha notevolmente aumentato le attese. Se si dovesse rivedere la normativa vigente diverrebbe possibile la diagnosi genetica preimpianto (PID), che permette di valutare lo stato di salute dell’embrione, precedentemente ottenuto in vitro ed in attesa di essere impiantato nell’utero femminile. Ancora, si potrebbe procedere con la ricerca sulle cellule staminali prelevate da embrioni creati in vitro, senza doverle importare dall’estero. In tal modo la ricerca sarebbe veramente libera e la scienza progredirebbe notevolmente.
Ora questo è il punto etico fondamentale. La ricerca è un bene assoluto e deve essere sostenuta in tutti i modi, anche da una legislazione favorevole? La domanda non riguarda solo il mondo tedesco, ma ormai tutta l’Europa perché il mondo laico ha teorizzato che la legge, per il bene della scienza, dovrebbe permettere al ricercatore la più grande autonomia. Come credenti desideriamo intervenire nel dibattito e rispondere a questa domanda, non perché ci sentiamo preoccupati che venga meno il rispetto per alcuni principi dogmatici o che l’uomo rubi il posto al Creatore ma perché ci sentiamo fortemente responsabili del bene dell’uomo di sempre: di oggi e di domani. Per questo riaffermiamo che fine della ricerca in campo medico non può essere direttamente il progresso della conoscenza ma unicamente l’uomo.
Negli interventi genetici, richiamati dal dibattito tedesco, l’oggetto di studio e di ricerca è quasi sempre l’essere umano nei primi stadi dello sviluppo, che comincia con la fecondazione dei due gameti sessuali. E questa certezza non proviene da una riflessione religiosa o culturale di una nazione ma unicamente dalla scienza biologica. Già su un piano razionale, pertanto, risulta inaccettabile il prelievo di cellule staminali da embrione, perché comporterebbe la sua distruzione, come anche ogni diagnosi precoce praticata con l’intenzione di scegliere quale vita umana sia più degna di essere continuata con l’impianto dello zigote nell’utero femminile.
La visione religiosa non ostacola il progresso della ricerca, al contrario la favorisce perché la pone nella condizione ottimale di valutare non solo l’aspetto biologico lì coinvolto ma anche quello umano. Per questo lo scienziato – ha scritto il filosofo tedesco Hans Jonas – avverte che la sua ricerca potrebbe andare avanti, ma per il bene dell’uomo decide di fermarsi. Ecco il limite responsabile della ricerca scientifica.
Marco Doldi