Oltre un mese dopo la visita del Papa
in Grecia e alla vigilia del viaggio
in Ucraina,
quali segni
di riconciliazione con la Chiesa ortodossa?
La richiesta di perdono ai fratelli e alle sorelle ortodosse e la lettura di una “Dichiarazione comune”. Sono stati gli eventi più importanti che hanno caratterizzato il viaggio di Giovanni Paolo II in Grecia (4 e 5 maggio), terra dove la maggioranza della popolazione è ortodossa. Giovanni Paolo II non ha deluso le attese di chi alla vigilia del suo arrivo in Grecia aveva auspicato da parte di Roma un atto di pentimento per gli errori che nel passato aveva commesso nei confronti del popolo e della Chiesa greca. Incontrando ad Atene Sua Beatitudine Christódoulos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, il Papa ha “implorato” il perdono di Dio “per le occasioni passate e presenti, nelle quali figli e figlie della Chiesa cattolica hanno peccato con azioni ed omissioni contro i loro fratelli e le loro sorelle ortodosse”. Il 4 maggio Giovanni Paolo II e l’arcivescovo Christódoulos erano seduti l’uno accanto all’altro ed hanno letto una “Dichiarazione comune” che si concludeva così: “Siamo chiamati ad intensificare i nostri sforzi affinché l’unificazione dell’Europa giunga a compimento. Sarà nostro compito fare il possibile, perché siano conservate inviolate le radici e l’anima cristiana dell’Europa”. Interpellato dal quotidiano francese “Le Monde”, il teologo ortodosso dell’Istituto Saint-Serge, Jean-François Colosimo, aveva detto: “Gli ortodossi non chiedono al Papa atti di pentimento ma sollecitano gesti chiari, in particolare il rifiuto definitivo di ogni forma di uniatismo e proselitismo”. Oltre un mese dopo la visita di Giovanni Paolo II in Grecia e alla vigilia di un altro difficile viaggio in Ucraina, quali segni di speranza e di riconciliazione tra le due Chiese ha lasciato in questa terra il Papa? Lo abbiamo chiesto a Nicolas Gasparakis , portavoce della Conferenza episcopale greca.
Il viaggio del Papa in Grecia, la sua stessa presenza e tutto ciò che è successo ad Atene (dalla richiesta di perdono alla dichiarazione comune all’Areopago, ecc.) hanno rappresentato per il nostro Paese un evento storico, ecumenico e politico di grande importanza.
Si può parlare di una primavera dei rapporti tra la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa cattolica nella sua universalità. Adesso, però, bisogna capire quando e fino a che punto queste relazioni progrediranno. Sicuramente ci si può aspettare un miglioramento dei rapporti tra le due Chiese. Fino ad oggi, infatti, queste relazioni non esistevano o erano addirittura ostili. Bisogna considerare che fino ad oggi, il dialogo ecumenico non esisteva a livello istituzionale.
L’arrivo del Papa ad Atene è stata anche l’occasione per la Chiesa cattolica di riproporre il problema del non-riconoscimento da parte dello Stato della sua personalità giuridica. Lo Stato rifiuta di riconoscerla nonostante il parere espresso all’unanimità dal Tribunale dei diritti dell’uomo (Strasburgo) del 16 dicembre del 1997 che ha condannato la Grecia per la discriminazione religiosa. La Chiesa spera ora di poter meglio rivendicare i propri diritti.
Il viaggio del Papa ha fatto inoltre uscire la minoranza cattolica dalla emarginazione sociale e politica nella quale viveva. I grandi dibattiti teologici e storici che si sono svolti negli ultimi 20 mesi alla televisione, alla radio e sui quotidiani hanno dimostrato che, a livello dei principi della fede, i cattolici non differiscono dagli ortodossi. Hanno anche dimostrato a livello storico che la Chiesa cattolica non era responsabile di molti dei fatti imputati e che le stesse Crociate potevano essere viste sotto un’altra prospettiva. Grazie a questi dibattiti, ai quali sono stati invitati più volte sacerdoti e vescovi, la Chiesa ha potuto dimostrare che molte delle accuse che venivano rivolte contro di essa o contro il Papa erano false e senza fondamento. Dunque, grazie al viaggio del Papa in Grecia, la Chiesa cattolica e i cattolici come cittadini sono venuti alla luce e questo è stato motivo di gioia per il nostro popolo. A livello morale, il popolo greco si è sentito psicologicamente più unito ai popoli degli Stati membri dell’Unione europea. Grazie a quanto ha detto il Papa sulla Grecia, la sua civiltà e il suo popolo, e al modo con cui i cattolici in Grecia hanno risposto alle parole e alla visita del Santo Padre, il popolo greco si è avvicinato di più alla coscienza europea.
Nicolas Gasparakis,
portavoce della Conferenza episcopale greca