No al trattato di Nizza, no alle indicazioni dei Vescovi cattolici che, alla vigilia del voto dello scorso sette giugno, invitavano gli irlandesi a dire sì a una più forte integrazione in Europa.
Il risultato del referendum – 54% di voti contrari hanno fermato per ora il processo di integrazione europea e l’allargamento ai paesi dell’Est – ha sorpreso la Conferenza episcopale cattolica che non ha ancora commentato in modo ufficiale il risultato.
“Non credo che gli irlandesi abbiano voluto con il loro voto escludere I dodici paesi dell’Est perchè temono sacrifici economici”, commenta Gerard Moloney, giornalista, direttore delle pubblicazioni dei “Redentoristi” e della rivista “Reality”, “Piuttosto le ragioni per votare “sì” non sono state spiegate a sufficienza all’elettorato e diverse paure hanno favorito il “no”.
La maggioranza degli irlandesi ha votato no per timore che il trattato avrebbe diminuito la sovranità nazionale e indebolito l’influenza che l’Irlanda ha a livello europeo. Altro argomento determinante a favore del “no” è stata la paura che una più stretta integrazione nel sistema di difesa dell’Unione Europea che potrebbe andare a scapito della neutralità del paese.
Infine per alcuni cristiani vi era il timore che un “sì” al referendum avrebbe portato l’Irlanda a legalizzare l’aborto, praticato in tutti gli altri paesi dell’Unione e rendere ancora più facile il divorzio.
Qualora si tenesse un altro referendum, come è probabile forse dopo le elezioni dell’anno prossimo, e qualora le ragioni di un voto a favore del trattato venissero spiegate meglio, gli irlandesi potrebbero votare “sì” e seguire questa volta le indicazioni dei Vescovi.