I vescovi europei
intervengono
sui temi
della bioetica
e tracciano
un programma
di lavoro
per i prossimi anni
Tutela della vita, evangelizzazione nei Paesi dell’Est europeo, dialogo ecumenico. Sono stati i tre principali temi affrontati dai segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa riuniti a Praga dal 21 al 25 giugno per iniziativa del Ccee. Il colloquio europeo ha tra l’altro visto il passaggio del testimone tra la presidenza che ha guidato il Ccee dal 1993 al 2001 (card. Miloslav Vlk, Praga, card. Karl Lehmann, Magonza e l’arcivescovo István Seregély, Ungheria) e la nuova presidenza eletta il 18 aprile 2001 a Strasburgo (mons. Amédée Grab, Coira, card. Cormac Murphy O’Connor, Westminster e mons. Josip Bozanic, Zagabria) . I segretari hanno tracciato anche le “grandi linee prioritarie” per il servizio futuro del Ccee: “approfondire la collegialità tra le Conferenze episcopali; procedere nel cammino ecumenico, specie collaborando con la Kek (la Conferenza delle Chiese d’Europa); servire l’annuncio del Vangelo in un’Europa pluralista; contribuire al processo di unificazione europea, intensificando la collaborazione con la Comece (la Commissione degli episcopati dell’Unione europea) e la Santa Sede”. Progetto importante in cantiere è il simposio dei vescovi europei che si terrà a Roma il 24-28 aprile 2002 sul tema: “Giovani d’Europa nel cambiamento. Laboratorio della fede”. Oltre a cento vescovi e altri ospiti, parteciperà anche un giovane da ogni paese d’Europa.
Biotecnologie, eutanasia, famiglia. “Coscienti che su questi temi si decide il futuro dell’Europa e dell’umanità, le Conferenze episcopali sentono la responsabilità di essere ‘sentinelle della vita’ e di agire a livello di cultura, di pastorale e anche sul piano delle legislazioni”. Lo scrive il Ccee nel comunicato finale che è stato diffuso al termine del colloquio di Praga dove sono state presentate le diverse iniziative delle Chiese europee a favore della vita. In Germania si legge nella nota – la Conferenza episcopale si è inserita “con autorevolezza” nell’acceso dibattito sulle problematiche della biomedicina e biotecnologia ribadendo “la inseparabilità tra inizio della vita e inizio della dignità umana”. In Belgio invece a fronte della legislazione più liberale al mondo sull’eutanasia la Chiesa ha riproposto “con forza l’alternativa dell’accompagnamento del malato terminale, delle cure palliative e di un rilancio del senso della vita in ogni sua fase”. In Francia, la commissione sociale dei vescovi ha chiesto “un impegno presso le istituzioni europee perché la prostituzione non sia considerata un mestiere ‘normale’. Il XXI secolo è l’auspicio delle Chiese europee – veda la fine di questa piaga!”. Aumentano infine gli attacchi al concetto di famiglia. In Olanda, per esempio, “le coppie omosessuali hanno diritto all’adozione”.
Est europeo ed ecumenismo. Il secondo tema affrontato dai segretari è stato la situazione della Chiesa nei Paesi che hanno vissuto l’ideologia comunista. Le Chiese interessate registrano un crescere dell’interesse per il religioso, ma anche una diffusa “nostalgia del comunismo”, soprattutto per la situazione economica e la perdita di memoria delle persecuzioni del tempo comunista. “Il contributo della Chiesa si legge nella nota del Ccee – è apprezzato in particolare sui temi della solidarietà e della libertà”. Ma la situazione esige “una evangelizzazione di nuova qualità”, “la creazione di comunità vive” e un impegno maggiore dei laici. A Praga i segretari generali hanno discusso “vivacemente” sulla Charta oecumenica” firmata a Strasburgo il 22 aprile scorso. La Carta è stata definita “creatura giovane che deve crescere soprattutto attraverso riflessioni, decisioni, attività a livello locale” e confrontarsi “ora con la vita”. “Dal dibattito scrive il Ccee – risulta che tutte le Conferenze intendono cogliere la chance della Charta per un chiaro passo avanti nel cammino di riconciliazione tra i cristiani in Europa”.