libertà religiosa – ” “Un’ideologia contro le sette” “” “

Rapporto dettagliato dell’Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre)
sulle violazioni
alla libertà religiosa
nel mondo,
Europa compresa

Qual è la situazione in Europa circa la “libertà religiosa”? A questa domanda risponde, con un’ampia sezione di schede dedicate al vecchio continente, il volume “Rapporto 2001 sulla Libertà Religiosa nel Mondo”, edito dall’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre nella collana dal titolo omonimo “Quaderni della Chiesa che soffre”.
Gli autori Andrea Morigi e Marco Invernizzi rilevano che nella parte occidentale del continente, “dove la società civile è apparentemente più secolarizzata, le tensioni principali riguardano il rapporto tra le istituzioni, spesso orientate verso scelte laiciste, e comunità religiose minoritarie, determinate a far valere i propri diritti”. Secondo gli autori, si avverte in numerosi stati “l’influenza di un’ideologia anti-sette che contribuisce alla realizzazione di commissioni per il controllo dei nuovi movimenti religiosi e di leggi liberticide, come nel caso francese”. Questa azione “minaccia nello stesso tempo l’attività di evangelizzazione della Chiesa cattolica, mettendo a rischio persino le scelte personali di chi segue una vocazione religiosa”. Se l’Europa occidentale ha i suoi aspetti problematici da affrontare, quella dell’Est non sta meglio. Morigi e Invernizzi sottolineano che nei paesi dell’ex-cortina di ferro “permane una mentalità statalista, chiara eredità del passato socialcomunista, tesa a far rientrare tra le competenze del governo la ‘concessione’ della libertà di associazione e di propaganda. Una persecuzione di tipo amministrativo, che si esercita perlopiù ponendo vincoli burocratici alla costruzione di nuovi edifici di culto o alla restituzione dei patrimoni sottratti durante i decenni del totalitarismo”.
Caso eclatante di questa stile di comportamento è la Federazione Russa, dove sono in atto forti pressioni sulle autorità di governo “affinché non si proceda al riconoscimento delle religioni ‘non tradizionali’, per le quali la persecuzione è la consuetudine”. Gli autori sottolineano che tale situazione si presenta, analogamente, più o meno anche nelle altre ex-repubbliche sovietiche, “dove però non solo l’ortodossia, ma anche le stesse autorità politiche devono affrontare la sfida dell’islam che acquisisce sempre maggiore spazio tra le popolazioni confinanti con stati a maggioranza islamica”. Esempio emblematico è la Cecenia, definita “elemento di penetrazione anche dell’islamismo più aggressivo di fronte al quale, come testimonia la guerra in corso, lo stato russo reagisce militarmente, colpendo anche le comunità civili”.
L’Europa, nel suo insieme, deve quindi percorrere ancora una lunga strada prima di potersi dire giunta a una situazione di sostanziale e generalizzato rispetto della “libertà religiosa” intensa nel senso più vasto del termine. Qui di seguito vengono presentati alcuni esempi specifici di violazione delle libertà di fede o, viceversa, di progressi nel cammino di apertura religiosa.

GERMANIA La giustizia tedesca ha aperto la strada all’insegnamento della religione islamica nelle scuole pubbliche, rigettando un ricorso presentato dalla città di Berlino contro la federazione islamica che reclamava tale diritto. Altra notizia riguarda la Chiesa dell’Unificazione, guidata dal reverendo Moon, “che è stata autorizzata dalla Corte superiore di Rheinland-Pfalz a intentare una causa contro un ordine degli organi addetti al controllo delle immigrazioni, che ha impedito l’ingresso nel Paese del suo capo”.

FRANCIA “E’ proseguita durante tutto il 2000 la campagna di negazione del diritto alla libertà religiosa – afferma il Rapporto di Acs – condotta a livello istituzionale da parte delle forze politiche di centro-destra e di centro-sinistra”. In particolare si segnala l’impostazione legislativa che definisce alcune realtà “movimenti religiosi considerati ‘pericolosi'” riesumando “persino un provvedimento emanato dal regime filo-nazionalsocialista di Vichy nel 1936”. Quanto allo scioglimento delle “sette”, “è sufficiente che un membro di un gruppo religioso sia stato condannato da un tribunale per qualsiasi reato per dare avvio alle procedure di scioglimento di tutta l’associazione di cui fa parte”.

ISLANDA Nel Paese, che è fortemente secolarizzato (solo il 10 % frequenta i riti domenicali) si sta verificando “la nascita di movimenti religiosi ispirati al culto delle antiche divinità nordiche, Thor e Odino”. Uno di questi gruppi, la “Società delle antiche divinità nordiche” – riferisce il Rapporto – “ha polemizzato con le Chiese cristiane locali, accusate di voler festeggiare il millenario della cristianizzazione dell’isola ‘sperperando’ il denaro pubblico”. Il governo ha poi finanziato l’evento organizzato dalla Chiese cristiane, “rifiutandosi di sponsorizzare anche la manifestazione della Società pagana”. Il suo Gran Sacerdote ha perciò definito “un sopruso” questa decisione. Il movimento conta quasi 200 iscritti, è ufficialmente riconosciuto dallo Stato e i suoi “sacerdoti” possono celebrare matrimoni, battesimi e funerali.

GRECIA – “La Chiesa ortodossa è la sola considerata dalla legge come “persona giuridica di diritto pubblico” (art. 3 della Costituzione del 1975). Le altre religioni riconosciute sono libere e considerate ‘persone giuridiche di diritto privato’, possono costruire ‘case di preghiera’ ma non possono, come entità religiose, avere proprietà … “. Tra i casi segnalati, quello di Scientology, che ha presentato domanda di riconoscimento. Il ministro non aveva ancora determinato, fino a pochi giorni fa, “se riconoscere Scientology come religione ‘ufficiale'”. Viene anche citato il caso della manifestazione contro il Parlamento, promossa da religiosi ortodossi aderenti al movimento salvazionista Elkis, che coniuga l’etnia alla religione come momento essenziale del credo ortodosso. La protesta – dice il Rapporto – “era indirizzata contro la temuta abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole e la separazione tra Stato e Chiesa ortodossa”.

BELGIO – Secondo il Rapporto, nel paese resta difficile la situazione dei nuovi movimenti religiosi “in quanto il governo continua ad adottare misure poliziesche per fermare la loro diffusione”. Una legge del 1998 prevede infatti l’istituzione di un “Centro di osservazione sulle sette” ed è stato rifiutata la richiesta della Società antroposofica di annullare tale istituto, al punto che la società sarebbe intenzionata ad appellarsi alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo denunciando la legislazione belga in materia come minaccia ai fondamentali diritti umani. Nel frattempo si apprende che tale Centro di osservazione è “quasi operativo”, anche se “è autorizzato a proporre politiche o leggi sul problema delle ‘sette’, ma non è autorizzato a esprimere opinioni o valutazioni su singole organizzazioni”. Secondo il rapporto, sembra che i servizi segreti belgi abbiano redatto una sorta di “lista nera” di sette considerate pericolose. Ne farebbero parte Scientology, Sahaja Yoga, la Chiesa Universale di Dio e una serie di gruppi apocalittici e satanici. Un libro di Anne Morelli, dal titolo “Lettera aperta alla setta degli avversari delle sette”, ha denunciato, riferisce Acs, “molte testimonianze di ‘scandali’ che coinvolgevano le ‘sette’ ma che in realtà non erano altro che montature costruite dai media, con minimi riferimenti alla realtà o addirittura completamente false”.
a cura di Luigi Crimella