regno unito – ” “"Intercomunione": ” “l’opinione dei cattolici” “

In occasione
della recente visita
al Papa, l’arcivescovo
di Canterbury, George Carey, ha riproposto
al Papa il problema
dell’intercomunione. Abbiamo chiesto
ai cattolici inglesi
cosa ne pensano


“Solo un sacerdote ordinato secondo i criteri dettati dalla Chiesa cattolica può amministrare il sacramento dell’Eucarestia” e “la validità degli ordini sacerdotali non può essere affermata per quelle comunità cristiane che affondano le loro radici nella Riforma. Né possiamo affermare che esse abbiano mantenuto l’autentica e piena realtà del mistero eucaristico”.
Il documento “One Bread, One Body”, “Un solo pane, un solo corpo”, redatto dai vescovi cattolici di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda nell’autunno del 1998 e richiamato dall’Arcivescovo di Canterbury George Carey nel suo recente incontro con il Papa a Roma, ribadisce che la cosiddetta “intercomunione”, possibile con le Chiese ortodosse, è consentita con quelle protestanti solo in circostanze particolari.
Ovvero i cattolici non possono mai comunicarsi in una Chiesa nata dalle divisioni della Riforma perché la Chiesa cattolica non riconosce l’ordinazione dei pastori protestanti, mentre per un fedele protestante partecipare all’Eucarestia cattolica è possibile soltanto in alcune occasioni particolari.
Del tutto diversi sono i rapporti con le chiese ortodosse che, secondo quanto ripetuto nei più importanti documenti del Vaticano sull’argomento, hanno mantenuto la validità della successione apostolica. Il documento “One Bread One Body” comprende un’introduzione e tre sezioni. La prima, intitolata “La nostra fede cattolica”, ribadisce il significato dell’Eucarestia”. Nella seconda sezione intitolata “Insieme e tuttavia divisi”, i vescovi chiariscono che, per quanto sia doloroso da accettare, protestanti sposati a cattolici possono partecipare alla Comunione solo in circostanze eccezionali e cattolici divorziati o risposati non possono partecipare all’Eucarestia.
Infine ci sono le “Norme Generali”, la sezione chiave del documento, dove si tracciano i confini dell’intercomunione. I protestanti possono ricevere l’Eucarestia da un sacerdote cattolico soltanto “se sono in pericolo di morte o in qualche altra situazione di grave bisogno, come nel caso di persecuzioni, prigionia o isolamento in paesi dove il cattolicesimo è la religione maggioritaria”. Le circostanze eccezionali comprendono anche una situazione unica di gioia o di dolore, nella vita di una persona o di una famiglia, quale può essere un Battesimo, la Cresima, Prima Comunione, un matrimonio, l’ordinazione di un sacerdote e un lutto. In questi casi è il vescovo della diocesi a decidere se la persona non cattolica possa accostarsi alla Comunione. Abbiamo chiesto a Bernard Longley, esperto di ecumenismo per la Conferenza episcopale cattolica, che ha collaborato alla redazione del testo, quali sono state le conseguenze del documento “One Bread, One Body”. “Dipende da come viene interpretato”, spiega Longley, “alcuni teologi anglicani e l’Associazione per le famiglie miste hanno osservato che le norme finali del documento sembrano restringere i margini dell’intercomunione con le chiese protestanti rispetto al ‘Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo’ del 1993, perché si usava in quel documento il termine ‘casi eccezionali’, mentre i vescovi cattolici parlano di ‘occasioni uniche’, che capitano una sola volta nella vita di un individuo”. “Inoltre la decisione sui protestanti che chiedono di partecipare alla Comunione viene rimessa, secondo questo testo, al vescovo diocesano e il parroco decide soltanto in caso di pericolo di morte, mentre il direttorio lasciava il sacerdote arbitro della decisione”, continua Longley. “In realtà le circostanze nelle quali un protestante può ricevere la Comunione cattolica sono aumentate. Prima di ‘One Bread One Body’ i protestanti potevano comunicarsi in una chiesa cattolica soltanto in circostanze speciali come in punto di morte o in una situazione di persecuzione. Oggi possono farlo per un Battesimo, la Prima Comunione e Cresima dei figli, un matrimonio, l’ordinazione di un sacerdote e in caso di morte”.
“Ricevere la Comunione non significa soltanto partecipare al sacrificio di Cristo a livello personale, ma entrare in comunione con tutta la Chiesa Cattolica, i Vescovi e il Papa, avere un rapporto di completa unità di fede e di amore con tutta la Chiesa. Siamo salvati come chiesa, come comunità, non come individui”, spiega Michael Evans, parroco di Tunbridge Wells nel Kent, teologo, che ha partecipato alla stesura di “One Bread, One Body”. “Per questo non ha senso che chi non è cattolico voglia partecipare in modo regolare alla Comunione. Occorre che prima diventi consapevole di questo suo rapporto di comunione con la Chiesa cattolica”.

Silvia Guzzetti