testimoni – Medici discriminati” “

Rifiutarsi di praticare aborti e sterilizzazioni comporta pesanti
discriminazioni ai danni
dei medici obiettori
in diversi Paesi europei. Abbiamo raccolto
le loro storie


L’obiezione di coscienza deve essere “rispettata, da tutti, specialmente dai legislatori”. Incontrando un gruppo di medici cattolici a Roma, a margine del loro incontro internazionale, il Santo Padre si è fatto portavoce dei loro problemi e delle loro denunce. Dall’Austria ai Paesi dell’Est europeo, dall’Inghilterra al Belgio, i ginecologi che non accettano di praticare aborti e sterilizzazioni subiscono una serie di pressioni e discriminazioni che li obbligano a lasciare prima e poi la professione.

Slovacchia. Marek Drab, 28 anni, medico. Ha dovuto rinunciare alla specializzazione in ginecologia perché “mettere in pratica i principi cristiani e agire secondo la mia coscienza significava per me una guerra”. “Dopo essermi laureato alla facoltà di medicina di Bratislava – racconta Marek – ho cominciato a lavorare in un reparto di ginecologia in un ospedale statale. Avevo scelto questo campo della medicina perché durante i miei studi ero rimasto colpito dall’unicità e complessità della vita. Nessuno, più di un ginecologo, ha la possibilità di conoscere il meraviglioso potere e allo stesso tempo la vulnerabilità della vita, fin dal suo inizio”. Ma la Slovacchia ha una legislazione a favore dell’aborto tra le più liberali in Europa. “Ciò nonostante – aggiunge Marek –ho voluto seguire lo stesso la mia vocazione credendo di poter svolgere la mia professione di ginecologo con onestà e preparazione”. Non è stato possibile: “l’unico biglietto di entrata in un reparto di ginecologia è accettare di praticare aborti . Chi si rifiuta – spiega Marek – ha due possibilità: essere completamente discriminato sul lavoro e guardato dai colleghi come un bigotto oppure cedere alle pressioni. Di fronte al mio rifiuto, il direttore mi ha spostato in un altro reparto. In quel periodo ero diventato bersaglio di insulti e minacce”.

Belgio. Padre e figlio, uniti da uno stesso destino. Entrambi vittime di licenziamenti e discriminazioni semplicemente perché hanno detto no a tutte quelle pratiche mediche che possono mettere a rischio la vita di un bambino. “Nel 1998 – racconta André O. Devos –in seguito alla fusione del mio ospedale con un altro della città di Bruges fui costretto ad unirmi a 4 colleghi e a far parte del loro pool finanziario. Sapevo che la maggior parte delle entrate economiche provenivano dalla contraccezione e dalle sterilizzazioni chirurgiche. Per questo mi sono rifiutato di entrare nel pool. In seguito a questa mia decisione, mi hanno messo cortesemente alla porta, comunicandomi per lettera il licenziamento”. Al figlio più giovane di André – Timothy Devos – invece non è stato permesso di diventare ginecologo. “Ha dovuto fin da subito assistere a sterilizzazioni chirurgiche e prescrivere pillole contraccettive e pillole del giorno-dopo. Ad un certo punto si sono rivolte a lui due pazienti chiedendogli di farle abortire. Timothy si così trovato di fronte ad una grande decisione. Per un certo periodo ha creduto di poter raggiungere un compromesso. Se tutti i medici cattolici se ne vanno da qui – ha pensato – non cambierà mai niente. Ma poi anche Timothy non ha resistito, ha lasciato la specializzazione in ginecologia ed ora lavora come medico internista”.

Svizzera. “Anche in Svizzera – racconta Nikolaus Zwicky-Aeberhard, presidente dell’Associazione dei medici cattolici svizzeri – sta diventando sempre più difficile per un giovane medico specializzarsi in ginecologia e ostetricia se si rifiuta di praticare aborti”. “La nostra richiesta – spiega il presidente dei medici cattolici svizzeri – è semplice: riguardo ad aborto, contraccezione, sterilizzazione e fecondazione in vitro, noi chiediamo il diritto all’obiezione di coscienza senza che questa scelta sia causa di discriminazione o impedimento alla professione“. La libertà di coscienza e di pensiero come pure il diritto a svolgere in piena libertà di coscienza un lavoro – aggiunge il medico – sono riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e sono stati recepiti dalle Costituzioni di molti Paesi, compresa la Costituzione federale della Svizzera. In base a questi presupposti, “risulta difficile capire come sia ancora possibile che qualcuno non possa praticare normalmente la propria professione se esercita il diritto di obiezione”.
a cura di Maria Chiara Biagioni