diritti umani – ” “La risoluzione del PE” “

Approvata
la risoluzione
sul rispetto
dei diritti fondamentali nell’Unione europea. Non sono mancate le reazioni, anche in Italia


Riconoscimento giuridico delle unioni di fatto, anche omosessuali, e rientro dei Savoia in Italia: sono state queste le due raccomandazioni del Parlamento europeo che hanno suscitato più vasta eco in Italia all’indomani dell’ultima sessione plenaria del Parlamento europeo (Pe) prima dell’estate. Il Pe “raccomanda agli Stati membri la modifica della loro legislazione, al fine di riconoscere le relazioni non matrimoniali tra persone dello stesso sesso o di sesso opposto e di attribuire loro pari diritti”. Raccomanda inoltre “l’iscrizione nell’agenda dell’Unione europea della questione relativa al reciproco riconoscimento delle relazioni non matrimoniali giuridicamente riconosciute” e “l’adozione di una legislazione che vieti la discriminazione nei confronti di conviventi di lunga data e fornisca loro la stessa tutela giuridica prevista per le coppie legalmente sposate”. Non manca la richiesta rivolta ai Quindici di adottare una legislazione che “vieti la discriminazione in base alle tendenze sessuali per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi, sanità, alloggio, istruzione e protezione sociale”. Quanto ai membri di Casa Savoia, il Pe “raccomanda al nuovo parlamento italiano di onorare la promessa fatta dal precedente governo italiano di abrogare rapidamente l’articolo XIII transitorio della Costituzione italiana” che vieta ai discendenti di Casa Savoia di esercitare il diritto di voto, di ricoprire uffici pubblici e cariche elettive, di entrare e soggiornare in territorio italiano. L’Europarlamento precisa che “norme a carattere individuale”, come “quelle riguardanti membri di ex case regnanti”, che contemplino restrizioni alla “libera circolazione di cittadini all’interno del proprio paese”, vanno considerate “prescritte e contrarie nei fatti alla legislazione e alla giurisprudenza europea”.
Tali raccomandazioni sono contenute in una ben più ampia risoluzione sulla “situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea” che è stata approvata il 5 luglio scorso dall’Europarlamento, insieme alla relazione annuale redatta da Thierry Cornillet della Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni. Per la prima volta, nel redigere la relazione sui diritti umani nell’Ue e nel discutere la relativa risoluzione, il Pe ha avuto a disposizione un testo elaborato dalla stessa Unione: la Carta dei diritti fondamentali, proclamata a Nizza il 7 dicembre scorso. Proprio l’articolazione della Carta dei diritti è servita da griglia per la stesura sia della relazione che della risoluzione. Quest’ultima, articolata in 141 punti, prende in esame un ventaglio amplissimo di argomenti che almeno in teoria, dovrebbero guidare l’attività delle istituzioni comunitarie e dei quindici Paesi membri nel campo della difesa e promozione dei diritti umani. La risoluzione chiama di nuovo direttamente in causa l’Italia raccomandando la ratifica, da parte del nostro Paese, della Carta europea relativa alle lingue regionali o minoritarie del 5 novembre 1992. In tema di diritto di asilo e dei cittadini immigrati, il Pe “raccomanda agli Stati membri l’adozione rapida di una politica comune sulle procedure di asilo, sull’accoglienza dei richiedenti asilo e sullo status dei rifugiati”. Per proteggere i profughi minorenni si “raccomanda agli Stati membri una maggiore tutela dei minori non accompagnati” e si chiede ai Quindici di “inserire la tratta degli esseri umani” e “la schiavitù domestica” come “crimine specifico nei loro codici penali”.
In tema di libertà di religione si “raccomanda agli Stati membri di prestare un’attenzione particolare alle attività talvolta illegali o criminali di alcune sette che mettono in pericolo l’integrità fisica e psichica della persona”. Quanto alla libertà di espressione e di informazione, significativa la raccomandazione al “rigoroso rispetto del diritto dei giornalisti di non rivelare le fonti di informazione” unito ad “una particolare vigilanza relativamente alle situazioni di quasi monopolio e di estrema concentrazione nell’ambito della stampa scritta e televisiva che ostacolano l’espressione del pluralismo”. Sul fronte della lotta contro il razzismo si raccomanda l’introduzione di questa fattispecie quale “circostanza aggravante della pena in caso di crimini violenti”. Per la tutela dei minori, si chiede “la penalizzazione degli atti di pedofilia e della pornografia infantile su Internet come reati specifici del codice penale di tutti gli Stati membri” e si auspica la creazione di “un Mediatore per l’infanzia a livello europeo e nazionale”. Il Pe sollecita infine l’elaborazione e “l’adozione da parte dei cittadini di una Costituzione europea che abbia come preambolo la Carta dei diritti”.
a cura di Ignazio Ingrao