Con due cerimonie ufficiali, a Parigi il 1° luglio e a Canterbury il 16 giugno, è stato siglato uno storico accordo fra le maggiori chiese protestanti francesi e le chiese anglicane di Inghilterra e di Irlanda. La Dichiarazione comune di Reuilly, che prende il nome dalla località francese che ha ospitato la prima sessione di dialogo, impegna le chiese coinvolte a condividere “vita e missione”, nella prospettiva di “una piena unità visibile”.
“ Stiamo scrivendo una pagina della storia delle nostre Chiese e allo stesso tempo della storia della Chiesa universale“, ha detto durante la cerimonia a Parigi il pastore luterano Werner Jurgensen, dell’Alsazia, uno dei principali “negoziatori” dell’accordo. Le Chiese che hanno sottoscritto l’accordo sono la Chiesa riformata di Francia, la Chiesa di confessione augustana di Alsazia e Lorena, la Chiesa evangelica luterana di Francia, la Chiesa riformata di Alsazia e Lorena, la Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa d’Irlanda, la Chiesa episcopale scozzese e la Chiesa del Galles. Durante la cerimonia di Parigi, il testo della Dichiarazione è stato letto in francese e in inglese e siglato dai rappresentanti ufficiali delle Chiese. L’accordo è frutto di cinque anni di dialoghi. In esso si legge: “Riconosciamo le nostre rispettive chiese come appartenenti alla Chiesa di Gesù Cristo, una, santa, cattolica e apostolica e partecipanti in modo autentico alla missione apostolica dell’intero popolo di Dio”. Nel testo le Chiese ribadiscono la confessione comune di fede, il riconoscimento reciproco dei ministeri ordinati come doni di Dio e mandato di Cristo in vista della proclamazione della Parola e della celebrazione dei sacramenti. “Faremo di tutto si legge nella dichiarazione per rafforzare la nostra comunione”, in modo che “le nostre comunità possano progredire insieme sulla via della piena unità visibile”. Il testo impegna le Chiese alla ricerca di mezzi appropriati come la preghiera degli uni per gli altri, la condivisione dei beni spirituali e l’accoglienza dei membri delle rispettive Chiese alla celebrazione dei culti e dei sacramenti. La partecipazione ai culti “supera la semplice ospitalità eucaristica”. Tuttavia precisa il documento non si può ancora parlare di “piena intercambiabilità dei ministri. La celebrazione si farà secondo la liturgia della Chiesa alla quale appartiene il ministro che presiede la Cena”. La dichiarazione si conclude invitando le Chiese a proseguire i dialoghi teologici e a promuovere “visite ecumeniche, gemellaggi e scambi”.