“Chiediamo alle Chiese dell’Ovest di resistere alle forze distruttrici dell’economia globalizzata e di promuovere una giustizia sociale globale”. L’accorato appello è contenuto in un messaggio delle Chiese dell’est europeo diffuso al termine di un incontro che si è svolto a Budapest sugli effetti della globalizzazione nei paesi dell’ex blocco sovietico. All’incontro promosso dal Consiglio mondiale delle Chiese e dalla Kek – hanno partecipato 47 rappresentanti di Chiese dell’Est e del Centro Europa: ortodossi, protestanti e cattolici. Era presente anche un delegato del Ccee. Il messaggio dal titolo “ Servire Dio, non mammona” lancia una serie di raccomandazioni ai governi e alle Chiese. Nel capitolo riservato ai rappresentanti politici dal titolo “Servire la persona, non il potere” – le Chiese chiedono “più trasparenza” ed una maggiore partecipazione democratica “ai processi economici e politici”. Di fronte poi al monopolio delle economie mondiali, le Chiese raccomandano ai governi una “speciale attenzione al ruolo delle piccole e medie imprese”.
L’appello alle Chiese porta invece come titolo “Scegliere la vita, non la morte”. In un mondo in cui “dominano sempre più gli idoli della competizione, del consumo e del comfort”, le Chiese chiedono ai “cristiani di essere esempio di cooperazione, interdipendenza e compassione, secondo lo spirito trinitario della loro fede”. “Il messaggio del Vangelo e le nostre tradizioni si legge nel manifesto ci insegnano a non essere acquiescenti con il potere del mondo né a rifuggire dalle nostre responsabilità”. Le Chiese si interrogano sul modo con cui i valori cristiani possono influire in un contesto globalizzato ed affermano: “le conseguenze negative della globalizzazione devono essere controbilanciate da una effettiva attenzione ai bisogni dei poveri e di chi è più vulnerabile e senza potere”. In particolare, le Chiese si impegnano a sostenere tutte quelle piccole forme di economia locale e a proteggere le culture e identità nazionali dalla minaccia della “omogeneizzazione”. Il messaggio si conclude con un appello alle Chiese dell’Occidente: “Chiediamo alle Chiese e alla gente dell’Ovest di influire sull’opinione pubblica e di sollecitare i responsabili della politica, dell’economia e di tutti gli altri settori della società affinché siano fermati lo sfruttamento e l’esclusione della maggioranza della popolazione del mondo… Chiediamo alle Chiese di educare i loro membri a riscoprire i tradizionali valori cristiani del vivere sobrio e di promuoverli nella società come via per combattere l’individualismo e il consumismo e come una via alternativa di sviluppo economico e sociale”.