unione europea – ” “Arginare il traffico illecito” “dei beni culturali” “” “

Ha raggiunto dimensioni allarmanti
il traffico illecito dei beni culturali nei Paesi dell’Unione. Interviene il Pe
e chiama in causa anche i beni culturali ecclesiastici


Tra i diversi provvedimenti che attualmente sono all’esame delle istituzioni comunitarie si segnala la relazione della Commissione europea sull’applicazione del regolamento (Cee) n. 3911/92 del Consiglio relativo all’esportazione di beni culturali (fra le 14 categorie di beni indicati sono ricompresi, ad esempio, i libri, gli oggetti archeologici ed i quadri) e della direttiva 93/7/CEE del Consiglio relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro. Tra i beni culturali che non appartengono a nessuna delle 14 categorie individuate, soltanto le collezioni e gli inventari delle istituzioni ecclesiastiche rientrano nel campo d’applicazione della direttiva. Dopo che la direttiva in oggetto è stata recepita da parte di tutti gli Stati membri, la Commissione europea ha inviato nel maggio del 1999 alcuni questionari relativi all’applicazione della direttiva stessa e del regolamento. Le risposte fornite dagli Stati membri hanno permesso alla Commissione di disporre delle informazioni sufficienti per la stesura di una relazione (25 maggio 2000) da inviare al Consiglio, al Parlamento Europeo e al Comitato Economico e Sociale. Nella seduta del 12 giugno u.s. il Parlamento Europeo ha adottato una Risoluzione sulla base della relazione anzidetta, che è stata trasmessa al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati all’adesione. Una prima discussione del documento in esame e un breve rendiconto sull’attuazione delle politiche programmatiche concernenti la restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio degli Stati membri è stata svolta dal Consiglio dell’Unione Europea il 21 giugno u.s.
La relazione evidenzia come il regolamento e la direttiva in esame mirino a conciliare il principio fondamentale della libera circolazione dei beni culturali con quello della protezione del patrimonio nazionale. A causa della soppressione dei controlli alle frontiere interne (1/1/93), si sono rese necessarie alcune misure allo scopo di predisporre mezzi supplementari per proteggere adeguatamente i beni culturali. Il regolamento prevede un controllo preventivo delle esportazioni dei beni stessi alle frontiere esterne della Comunità; la direttiva completa questo strumento con dei meccanismi ed una procedura di restituzione dei beni culturali nazionali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro. Nella risoluzione il Parlamento europeo sottolinea l’importanza del patrimonio culturale per l’identità nazionale ed europea, ritenendo che il traffico illecito di beni culturali abbia raggiunto dimensioni tali da arrecare danni irreparabili al patrimonio culturale degli Stati membri.
Il Parlamento ha ricordato l’ampia gamma di atti comprendenti il concetto di traffico illecito: dall’esportazione di beni culturali da parte del legittimo proprietario senza le necessarie autorizzazioni, fino al commercio specializzato di oggetti rubati, nonché all’appropriazione e al commercio di beni culturali la cui esistenza non è nota alle autorità competenti. Al riguardo, sono auspicabili un migliore coordinamento degli appositi organi istituzionali, delle politiche e delle azioni destinate alla lotta contro il commercio illegale di beni culturali da parte degli Stati membri e l’assunzione di alcune iniziative in materia da parte della Commissione (es. l’elaborazione di un Libro verde sul traffico illecito di beni culturali e l’avvio di una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro il commercio illegale). Un maggior coordinamento delle forze di polizia, l’aumento della cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri e la creazione di una rete digitale d’informazione sui beni culturali, rappresentano le altre richieste del Parlamento. Inoltre, viene ritenuto opportuno che la Commissione, gli Stati membri e i paesi candidati riescano ad ottenere dai proprietari una catalogazione completa e pubblica dei beni culturali in possesso di istituzioni come la Chiesa, le fondazioni e gli organismi pubblici o privati.

P.A.