vescovi europei
“La migrazione femminile si è sviluppata prepotentemente negli ultimi 20 anni. Oggi il 50% circa dei migranti internazionali sono donne”. E’ quanto è emerso all’ultimo incontro dei direttori nazionali della pastorale dei migranti, provenienti da 15 Paesi europei, svoltosi a Strasburgo dal 27 al 30 settembre scorso e promosso dal Comitato dei Migranti del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali europee.
“Si tratta di un fenomeno nuovo – ha affermato Catherine Withol di Wenden, del Centro nazionale della ricerca scientifica (Parigi) dovuto tanto a dei fattori di spinta verso i Paesi di accoglienza tanto alla povertà dei Paesi di origine”. Un nuovo volto della migrazione che, secondo la relatrice, “comporta una evoluzione dei comportamenti, spesso dovuti a difficoltà di inserimento, ad una diminuzione della natalità, ma anche ad un traffico di donne e di prostituzione”. Su questo problema si sono registrate molte difficoltà. Innanzitutto “è stata sottolineata la miseria che attanaglia i Paesi dell’Est, dell’Asia e del Sud, il traffico legato al denaro e la crisi di senso della vita e dei suoi valori”. Di fronte a queste sfide “ogni chiesa è chiamata ad un’azione, ad un impegno ecumenico indispensabile” come ricorda la Carta ecumenica delle Chiese europee siglata nell’aprile 2001. Impegno che si concretizza nel dare “più spazio e responsabilità alle donne immigrate all’interno delle comunità parrocchiali; rafforzare il sostegno alle donne immigrate clandestine e nel fornire appoggio ai Governi nazionali per lottare contro il traffico delle donne e proteggerle sia nei Paesi di origine che di destinazione”.