“A livello politico, il soggetto Europa potrebbe svolgere un ruolo prezioso nel continente e nel mondo; a livello giuridico, l’ordinamento comunitario è destinato a incidere sempre più su quelli nazionali”. Lo ha detto mons. Attilio Nicora, vescovo emerito di Verona e vice-presidente della Comece, riassumendo il contributo della Cei alla Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) in vista della “Dichiarazione di Laeken” (14-15 dicembre 2001), tra gli argomenti all’ordine del giorno del Consiglio permanente della Cei, che si è svolto a Pisa dal 24 al 27 settembre. La Chiesa cattolica, ha proseguito Nicora, “non può non seguire con grande attenzione e partecipazione” il processo di unificazione europea, “iniziato 50 anni fa e che ora sta attraversando un momento difficile e denso di conseguenze”, caratterizzato soprattutto da due fattori: “la futura adesione all’Unione di nuovi Paesi (12, che porteranno a 27 il totale degli Stati membri), soprattutto dell’area centro-orientale ma anche di quella mediterranea; la revisione delle norme fondanti e delle strutture istituzionali di governo dell’Unione”. Perciò la Comece, ha spiegato Nicora, ha chiesto alle Conferenze episcopali di riflettere e di offrire suggerimenti e indirizzi in ordine a un’eventuale dichiarazione previa al vertice europeo di Laeken e al lavoro che la Commissione stessa potrà svolgere nel periodo successivo, in vista della conclusione del “processo costituente” per il 2004. Anche la Santa Sede, ha fatto notare del resto Nicora, “sottolinea l’importanza di una più continua e concreta attenzione delle Conferenze episcopali nazionali ai problemi europei e di un’opera di dialogo e di sollecitazione da svolgere, più che verso la Commissione di Bruxelles, verso i membri dei governi nazionali e del Parlamento europeo, il cui ruolo è e sarà assolutamente determinante”. Tra gli argomenti del contributo che i vescovi italiani dovranno far pervenire alla Comece entro il 30 ottobre, ha informato Nicora, le riflessioni su “quale ruolo istituzionale va riconosciuto alla Chiesa e alle comunità religiose nell’Unione e quale metodo definire per favorire le reciproche relazioni; come agire di concerto tra Comece ed episcopati nazionali perché le nostre istanze siano tenute presenti nel processo di riforma”.