“Quello che ho cercato di fare è di dare vita a un atteggiamento all’interno della Chiesa che permetta a chi ha subito un abuso sessuale di farsi avanti e denunciarlo”. Con questa dichiarazione, l’arcivescovo di Birmingham, Vincent Nichols ha presentato durante una conferenza stampa a Londra la versione definitiva del rapporto Nolan, sollecitato la scorsa estate dal card. Cormac Murphy-O’Connor, per investigare lo scandalo degli abusi sessuali sui minori.
“A programme for action” un programma di azione il risultato della lunga inchiesta guidata dal giudice cattolico Nolan che offre 38 nuovi suggerimenti che vanno ad aggiungersi alle 50 raccomandazioni contenute nel primo rapporto, pubblicato lo scorso aprile. Il rapporto Nolan suggerisce confessionali con le porte in vetro attraverso i quali è possibile vedere senza sentire il sacerdote quando sta confessando bambini e ragazzi; un’unità nazionale per coordinare l’opera di protezione dei minori; una banca dati per controllare tutte le informazioni sugli aspiranti sacerdoti e assicurarsi che non abbiano commesso abusi in passato. E in più un responsabile per il benessere dei bambini in ogni parrocchia, diocesi e ordine religioso. Le informazioni su chi ha commesso abusi vanno tenute per dieci anni, senza venire distrutte quando le persone in questione muoiono. Qualsiasi accusa di abuso va investigata subito e chi viene sospettato di abusi deve sottoporsi a un esame per vedere se egli rappresenta un pericolo per altri bambini. Chi è stato condannato per abusi o ammonito non deve avere nessun incarico che metta a repentaglio i minori. Queste le raccomandazioni chiave del rapporto Nolan che verranno sottoposte a riesame tra cinque anni. L’arcivescovo Nichols ha anche promesso che casi di abusi che non sono stati riconosciuti verranno investigati da vescovi e superiori di ordini religiosi. Margaret Kennedy, protavoce dell’associazione “Survivors of clergy” “Sopravvissuti ad abusi del clero” ha apprezzato la versione definitiva del rapporto Nolan. “L’inchiesta ha detto è ottima, ma ho alcune preoccupazioni. Non si richiede ai vari responsabili una preparazione specifica e non devono essere neppure assistenti sociali. Sono preoccupata per i volontari nelle parrocchie. Spero che siano preparati adeguatamente”.
Silvia Guzzetti