ecumenismo

Kek: no alla ritorsione

Come già più volte affermato, la Conferenza delle Chiese europee (Kek) torna a ribadire – dopo gli attacchi statunitensi e britannici all’Afghanistan – che “le soluzioni politiche e pacifiche sono sempre da preferire a quelle violente e militari”, nella convinzione che “la violenza non deve automaticamente chiamare alla violenza”. In un messaggio scritto a conclusione di un incontro che si è svolto a Palermo dal 4 al 7 ottobre, Keith Clements e il metropolita Jérémie, rispettivamente segretario generale e presidente della Kek, ricordano l’appello lanciato a Sarajevo da cristiani e musulmani il 14 settembre scorso. “C’è il rischio – aggiunge oggi la Kek – che risposte di vendetta e ritorsione sproporzionate possano condurre ad una spirale viziosa di violenza. Ciò nonostante atti come quelli dell’11 settembre, richiedono una risposta, almeno per fare giustizia alle vittime e ai loro familiari”. La Kek sottolinea però che questa risposta deve seguire una serie di principi: deve essere “ben meditata, focalizzata, misurata e proporzionata”. I tragici eventi accaduti dopo l’11 settembre non devono comunque far dimenticare i conflitti ancora aperti in Europa e nel mondo, e in particolare quello irrisolto tra israeliani e palestinesi.
La presidenza della Kek ha quindi sottolineato “l’importanza crescente del dialogo interreligioso” ed ha osservato che “il terrorismo è stato ed è una realtà presente in molti parti del mondo, e dell’Europa” e rientra anche in quel generale aumento della violenza che si registra in molte parti del pianeta. “E’ dunque necessario riflettere – scrivono Clements e Jérémie – sulle ragioni che spingono le persone alla violenza come mezzi per raggiungere scopi politici” ma deve essere chiaro che “la religione non può mai essere utilizzata per giustificare atti di violenza”.