Il contributo ” “dei laici ” “nell’amministrare una diocesi: ” “l’esperienza ” “del vescovo di Innsbruck” “” “” “
La formazione permanente, la collaborazione dei laici, l’uso intelligente dei mezzi di comunicazione, i rapporti con la gente: questi i principali temi affrontati da mons. Alois Kothgasser , salesiano, vescovo di Innsbruck (Austria) nel suo intervento alla X assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in corso dal 30 settembre al 27 ottobre in Vaticano, sul tema: “Il vescovo: servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo”. Mons. Kothgasser è l’unico rappresentante della Conferenza episcopale austriaca al Sinodo dei Vescovi. Lo abbiamo intervistato, nel corso della terza settimana di lavori dell’Assemblea.
Nel suo intervento ha parlato della necessità della formazione permanente dei vescovi. In quali materie?
“Anzitutto in campo teologico, perché il lavoro pastorale purtroppo non lascia molto spazio per studiare. Noi vescovi abbiamo bisogno di trascorrere periodicamente dei tempi forti per riflettere, con l’aiuto di specialisti, dei problemi teologici. Un altro aspetto da approfondire nella formazione permanente del vescovo è, senza dubbio, l’aspetto della comunicazione: spesso ci troviamo a dover guidare delle riunioni, a parlare in pubblico, a doverci relazionare con molta gente, oppure siamo oggetto delle attenzioni dei mass media o, infine, dobbiamo usare i nuovi mezzi di comunicazione, come Internet. Perciò è necessario conoscere questi mezzi, comprenderne bene il valore e imparare a servirsene così come imparare a comportarsi correttamente in certe situazioni”.
Ha raccomandato di coltivare con particolare attenzione i rapporti pubblici. Con quali realtà in particolare?
“Nel mio ministero presto particolare attenzione ai rapporti con il mondo della cultura. Constato infatti una certa banalizzazione delle espressioni culturali, un certo disinteresse in questo campo. Perciò ritengo essenziale impegnarsi per favorire i contatti con gli uomini di cultura, stimolare coloro che sono ben preparati a portare il proprio contributo, cercare di colmare la distanza tra i giovani e la cultura”.
Che rapporto ha con i giovani della sua diocesi?
“Cerco di star loro vicino e di accompagnarli nel loro cammino. Ci troviamo in una situazione di crisi: i giovani si trovano di fronte a tante offerte di liberazione e di godimento effimero della vita. Bisogna cercare di riunire questi giovani per aiutarli a crescere e ad impostare una vita ispirata agli autentici valori cristiani”.
Nel suo intervento al Sinodo ha anche raccomandato ai confratelli vescovi di utilizzare al meglio la collaborazione dei laici nella diocesi. In quali settori?
“Ci sono laici che hanno preziose competenze in diversi campi: dalla scuola all’amministrazione finanziaria, dalla pastorale all’uso dei media. Dobbiamo ricorrere alle loro competenze per dare maggiore energia alla nostra azione pastorale che è missione comune, di vescovi, presbiteri e laici. Il vescovo è l’animatore e il coordinatore dell’azione pastorale, ma questa va portata avanti con il contributo di tutta la comunità cristiana”.
Nella sua diocesi, quali settori ha affidato alla responsabilità dei laici?
“C’è anzitutto un laico a capo dell’amministrazione finanziaria della diocesi. C’è poi una signora, madre di famiglia, a capo della commissione diocesana che si occupa dei problemi della donna. Ho inoltre istituito un consiglio dei laici che riunisce rappresentanti delle diverse associazioni, movimenti e realtà ecclesiali presenti nella diocesi. Ho anche creato un consiglio per gli affari europei che segue i problemi dell’immigrazione, dell’agricoltura, della moneta unica e tutto quanto possa chiamare in causa i rapporti con le altre Chiese e gli altri paesi europei”.
Ignazio Ingrao