Turchia: cresce la paura” “” “

L’opinione pubblica turca teme ” “un allargamento ” “del conflitto all’Irak” “” “” “

Dopo i tragici attentati dell’11 settembre e la successiva reazione degli Stati Uniti in Afghanistan sembrano prendere corpo i timori di una reazione dell’opinione pubblica all’interno di Paesi a maggioranza islamica e del diffondersi di contrasti tra fedeli di religioni diverse. Il Sir, al riguardo, ha sentito il portavoce della Conferenza episcopale della Turchia, mons. Georges Marovitch , a Istanbul.

Mons. Marovitch, come sta vivendo la Turchia questa crisi afghana?
“Tutti i giornali hanno preso posizione contro il terrorismo, eccetto uno a favore di Osama Bin Laden. Per la stragrande maggioranza dei turchi il vero islam non è quello che si macchia di azioni terroristiche. Viviamo una situazione piuttosto tranquilla”.
Cosa preoccupa maggiormente l’opinione pubblica?
“La preoccupazione maggiore per la Turchia è che la guerra si allarghi soprattutto all’Irak. Per la Turchia sarebbe un rischio grave anche per l’economia, visti i rapporti commerciali con l’Irak basati in gran parte sul petrolio. I giornali riportano la notizia di chilometri di autocisterne ferme alla frontiera che è stata chiusa. Tutta la regione del sud est già lamenta un rallentamento dell’economia che non potrà che peggiorare con l’allargamento del conflitto. La Turchia non è favorevole ad un eventuale attacco all’Irak”.
Si registrano tensioni tra fedeli di diverse religioni?
“Al momento non si registrano tensioni tra i membri delle diverse religioni presenti in Turchia, dove la stragrande maggioranza è islamica. A differenza di quanto sta accadendo in altri Paesi, come la Nigeria, i fedeli di altri religioni non hanno subito né minacce né ritorsioni”.
Cosa si sta facendo per rafforzare il dialogo religioso ed evitare tensioni?
“Nei giorni scorsi sono stati organizzati degli incontri interreligiosi per approfondire la reciproca conoscenza e alimentare il dialogo. Lo scopo è conoscersi, rispettarsi e volersi bene, per allontanare lo spettro di una guerra di religione. In una recente fiera del libro, in Turchia, ebrei, musulmani e cristiani hanno redatto una dichiarazione congiunta in cui prendono le distanze da questi atti terroristici che sono il frutto di una lettura distorta del Corano”.
Scheda
La Turchia è una Repubblica parlamentare con oltre 64 milioni di abitanti. I cristiani sono circa 150 mila. Secondo l’Annuario statistico della Chiesa (1999) i cattolici sono circa 32 mila, suddivisi in 7 circoscrizioni ecclesiastiche, 52 parrocchie e 6 altri centri. 8 parrocchie sono tenute da parroci provenienti dal clero diocesano, 26 da religiosi, 7 da vicari, 1 da religiose, 1 da laici e 9 sono sedi vacanti. I vescovi sono 6, 15 i sacerdoti diocesani, 47 quelli del clero religioso, 3 i diaconi permanenti, 10 religiosi non professi, 116 le religiose e 18 i catechisti. I cattolici in Turchia gestiscono 4 ospedali, 5 ambulatori, 5 centri per anziani e disabili, 1 centro polivalente.
La Turchia, unico Paese a maggioranza islamica a far parte dell’Alleanza atlantica, mantiene strette relazioni con l’Unione europea. La storia dei rapporti fra la Turchia e l’Unione Europea risale all’Accordo di associazione siglato nel 1963. Nel dicembre 1999, il Consiglio europeo ha riconosciuto alla Turchia lo status di paese “candidabile” all’adesione all’Unione europea. La prospettiva dell’adesione all’Ue ha accresciuto l’importanza politica della Turchia nello scenario mondiale. Per questa ragione sono stati intensificati i contatti con i vari uffici dell’Unione europea e con i governi dei Quindici, anche grazie a numerose visite dei rappresentanti dell’Unione in Turchia.
d.r.