“Sapere di essere amati nonostante tutto ciò che si è commesso, può cambiare l’orizzonte della vita: la vera libertà che possiamo offrire ai detenuti, è permettere loro di scoprirsi responsabili, assumersi la responsabilità fino a chiedere perdono a coloro che hanno leso e ferito. Solo il perdono può aprire al futuro, sia alle vittime che ai colpevoli. Un mondo senza perdono è un mondo senza speranza”. Con questa convinzione – espressa in una dichiarazione finale – si è concluso nei giorni scorsi a Lourdes l’incontro nazionale degli operatori pastorali che prestano la loro missione nelle prigioni a fianco dei detenuti: un’iniziativa che raccoglie in Francia circa 470 persone (laici, religiosi, diacono e sacerdoti) divisi in équipe nelle 186 case penitenziarie del Paese. Anche in Francia, da qualche mese, è in atto un vivace dibattito sulla questione delle prigioni: numerosi reportage hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sulla situazione “indegna” delle carceri. Deputati e senatori hanno visitato i detenuti, ascoltato gli operatori del mondo carcerario, compresi i cappellani delle differenti confessioni. “I rapporti delle commissioni parlamentari afferma padre Hubert Vigneau, responsabile nazionale dei cappellani sono severi e presentano una situazione indegna della patria dei diritti umani. Per questo, la nuova legge penitenziaria attualmente in preparazione è importante per tutta la società” e aggiunge padre Vigneau deve disegnare una prigione “degna e umana”, capace di servire al “reinserimento sociale delle persone detenute”.