” “Quotidiani e periodici internazionali” “” “


I principali quotidiani europei continuano a riflettere sulla crisi internazionale seguita ai tragici fatti dell’11 settembre, soffermandosi in particolare su quelli che potremmo definire i “due fronti” della guerra: l’offensiva militare in atto in Afghanistan ed il bioterrorismo, venuto alla ribalta per le lettere all’antrace che hanno già causato diversi morti in America.
E di americani “divisi in due” parla Maurice Lévy, su Le Monde del 24/10, secondo il quale essi “sembrano oscillare permanentemente tra, da una parte, una reale inquietudine, un sentimento di grande fragilità, e, dall’altra, una energia profonda, una forza molto ‘interiore’, molto confortante”. La tesi centrale dell’autore dell’articolo è che “gli americani hanno, coscientemente o no, il sentimento che una recessione donerebbe una seconda vittoria ai terroristi. La dinamica economica diviene un elemento centrale per uscire dalla crisi (…). Al di là dei sostegni di ciascun paese alla lotta contro il terrorismo cieco, esiste un campo che non conosce alcuna sconfitta, quanto alla nostra solidarietà con gli americani: è quello dell’azione economica. Se l’Europa dovesse conoscere nuovamente la crisi, milioni di persone sarebbero di nuovo disoccupate e i giovani, tra questi i più sguarniti, i meno attrezzati, creerebbero un paiolo esplosivo nel cuore stesso delle nostre città che non attendono spesso che una scintilla“. “Ormai – scrive Yann Mens su La Croix del 22/10 – la guerra in Afghanistan ha due facce, una aerea, l’altra terrestre”. In particolare, ricorda l’autore dell’articolo, “è la prima operazione terrestre effettuata da un commando di forze speciali americane (…) che ha fatto entrare in conflitto in una fase nuova (…). I commandos, che non hanno incontrato che una resistenza leggera, hanno fatto vittime nei ranghi dell’avversario”, ha precisato il generale Richard Myers, ma “i talebani, da parte loro, hanno affermato di aver respinto i commandos e abbattuto un elicottero”. Sulle prime vittime americane dell’antrace, e sul conseguente “choc” che il terrorismo biologico ha causato tra la gente, si sofferma invece l’ Herald Tribune (24/10), che dedica l’articolo di apertura a questo possibile “nuovo fronte” della guerra: “Questa nuova speculazione sulle origini della minaccia bioterroristica – osservano Dana Milbank e D’Vera Cohn – ha fatto iniziare negli ospedali i test sui lavoratori degli uffici postali di Washington e ha portato alla somministrazione di migliaia di antibiotici in via precauzionale. I test si sono drammaticamente moltiplicati, dopo la morte dei due impiegati al centro che smista la posta di Washington”.
Il tema della guerra continua ad occupare le prime pagine dei giornali tedeschi, anche se ora l’interesse si è spostato sull’aspetto sociologico e sulle conseguenze psicologiche del clima bellico. Acquistano così evidenza, per lo Spiegel del 22/10 la situazione di “ New York città ferita” che dà il titolo all’intero numero, che contiene, tra i pezzi di punta, il reportage a firma di Jan Fleischhauer e Gerhard Spoerl Il nemico invisibile” che, per rendere l’atmosfera irreale che si respira nella città, scrivono: “Agli occhi degli esperti per la sicurezza New York è composta soltanto di obiettivi e di indiziati“. Secondo l’articolo di Thomas Huetlin e Alexander Osang Domani anche nella tua posta?“, la paura dell’antrace domina ora gli incubi dei newyorkesi: “ prima l’attacco, ora la paura: il terrore ha in pugno New York, la città che prima non voleva mai dormire ora non riesce più a farlo. “Il Che del Profeta” è, per proseguire, il titolo di un ulteriore articolo, nel quale si paragona l’iconografia di Che Guevara con quella di Bin Laden.