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C’è ancora spazio per il dialogo?” “” “

Le reazioni ” “delle comunità musulmane francesi agli ultimi, ” “tragici eventi ” “” “” “

La recente strage di cristiani in Pakistan fa temere un progressivo deteriorarsi del dialogo con l’Islam. La Francia, che conta quattro milioni di musulmani, è uno dei paesi europei in cui c’è un forte impegno a favore dell’integrazione. Per comprendere come hanno reagito le comunità musulmane in Francia alle ultime notizie, abbiamo intervistato p. Gilles Couvreur , che è stato per sei anni Segretario nazionale per le relazioni con l’Islam. Padre Gilles è molto impegnato a fianco dei musulmani che vivono nelle periferie di Parigi.

Qual è l’atteggiamento dei musulmani francesi rispetto agli ultimi, tragici, avvenimenti internazionali?
“In Francia vivono quattro milioni di musulmani (cfr scheda pagina seguente), metà dei quali sono cittadini francesi. Siamo già alla terza generazione. Una generazione che ha frequentato le scuole in Francia, così come i loro genitori. I giovani musulmani di oggi non sono più legati al loro paese di origine; sono anzitutto cittadini francesi, cresciuti nella nostra cultura. Perciò hanno il senso della democrazia, della libertà, del rispetto dei diritti umani in ogni circostanza. Per esempio, in occasione dell’assassinio dei monaci di Tibhérine in Algeria, si sono doppiamente rattristati: disgustati dal fatto che l’Islam venisse strumentalizzato per l’omicidio di monaci e dal fatto che i diritti umani non fossero rispettati. Questo è molto importante per poter comprendere la loro reazione agli eventi attuali”.
Come reagiscono queste comunità musulmane di fronte al terrorismo?
“La condanna del terrorismo è unanime ed è caratterizzata da una duplice motivazione: i musulmani non ammettono la violenza come mezzo di azione politica né che la loro religione venga utilizzata per coprire attentati. Questo però non si ripercuote sulle opinioni politiche. Tra i musulmani francesi, infatti, alcuni ritengono che, da un punto di vista politico, gli Stati Uniti occupino una posizione egemonica nel mondo e poco rispettosa dei diritti umani. In particolare essi denunciano i bombardamenti contro l’Iraq e il loro atteggiamento nei confronti dei Palestinesi. In entrambi i casi, denunciano violazioni dei diritti umani”.
In Francia esistono cellule di fondamentalismo islamico?
“Esistono, ma in una percentuale fortemente minoritaria. I giovani musulmani che hanno partecipato ad attentati vengono condannati all’unanimità dagli altri fedeli islamici. Ci sono giovani che hanno problemi di rendimento scolastico o difficoltà di inserimento professionale: può succedere allora che finiscano per essere sfruttati da alcuni gruppi di attivisti. In Francia non ho mai sentito dire che i terroristi venissero da un ambiente colto e ricco, come gli agenti suicidi di New York”.
In che misura è possibile il dialogo con i musulmani nel Paese?
“Rispetto all’epoca della guerra del Golfo, si può osservare una migliore comprensione tra cristiani e musulmani. A quell’epoca, i responsabili politici hanno avuto paura che la guerra si allargasse in Francia e, per la prima volta, hanno invitato i capi religiosi a incontrarsi. Con gli attentati di New York, gli incontri hanno avuto luogo quasi spontaneamente. In tutta la Francia credo che non ci sia stato un singolo Comune che non abbia preso l’iniziativa di invitare responsabili di differenti comunità religiose a ritrovarsi per cercare di capire in che modo le nostre religioni potrebbero trasformarsi in un veicolo di rispetto reciproco e di convivialità. Questo è avvenuto molto spesso su richiesta di rappresentanti dei poteri pubblici: sindaci, prefetti, deputati, direttori di centri culturali. Ci si è resi conto che il pluralismo religioso, se ben vissuto, può costituire un fattore di legame sociale e di pace civile”.
Maryvonne Gasse – Parigi¤
pag. – 1 novembre 2001¤