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Il processo di Barcellona” “” “

Nel 1995, ” “per iniziativa dell’Ue, nasce il "partenariato euromediteraneo".” “La storia di un ” “cammino difficile” “” “

Su mandato del Consiglio europeo di Corfù del 1994, la Conferenza di Barcellona del 1995 ha segnato la nascita del partenariato euro-mediterraneo, la nuova strategia di relazioni internazionali politiche, economiche e commerciali dell’Unione europea nei confronti di 12 Paesi mediterranei: Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità Palestinese. La Libia attualmente gode dello status di osservatore. Il partenariato ha tre obiettivi fondamentali: sostenere la stabilità politica ed il primato della democrazia fondata sul rispetto dei diritti dell’uomo; creare una zona di libero scambio; favorire la cooperazione nel settore sociale, culturale e delle risorse umane.

In confronto alle precedenti modalità d’azione nel Mediterraneo, la politica comunitaria di prossimità lanciata a Barcellona è innovativa sotto tre aspetti: il partenariato è globale e affronta i problemi su un piano d’eguaglianza tra i suoi membri; la cooperazione regionale iniziata a Barcellona incoraggia anche l’integrazione tra gli stessi Paesi della sponda sud del Mediterraneo; MEDA, lo strumento finanziario a disposizione del partenariato, ha messo a disposizione per la prima volta risorse consistenti ed appoggiate da piani nazionali concertati con l’UE. Le attività del partenariato sono strutturate su due livelli: il livello bilaterale ed il livello multilaterale o regionale. A livello bilaterale, le relazioni sono definite nel quadro degli accordi di associazione e cooperazione, differenti per ogni Paese firmatario, il cui minimo comune denominatore consiste nel dialogo politico, nel rispetto dei diritti umani e della democrazia, nella costituzione di un area di libero scambio compatibile con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, nella cooperazione economica e culturale, nella cooperazione relativa agli affari sociali ed all’immigrazione (incluse norme per il rimpatrio degli immigranti illegali) e nella condivisione di regole comuni per quanto attiene agli appalti, alla concorrenza, agli aiuti di stato ed ai monopoli.

Il funzionamento della Cooperazione regionale si basa invece su due istituzioni: le Conferenze euro-mediterranee (cui partecipano i Ministri per settore di competenza) ed il Comitato euro-mediterraneo per il processo di Barcellona (cui partecipano alti funzionari delle amministrazioni europee e nazionali). L’operatività delle relazioni multilaterali è garantita dai programmi regionali che finanziano iniziative comuni in materia di partenariato politico e di sicurezza, di partenariato economico e finanziario e di partenariato sociale, culturale e di risorse umane. A lato delle Presidenze di turno dell’Unione, la Commissione europea garantisce il coordinamento, la preparazione e il controllo del processo ai sensi della Dichiarazione di Barcellona.

Il Consiglio europeo informale, svoltosi a Gand il 19 ottobre scorso, ha sollecitato a dare priorità al dialogo tra le culture, in particolare nel quadro del processo euro-mediterraneo. Per questo, nell’ambito della prossima riunione dei 27 ministri degli esteri del processo di Barcellona, in programma a Bruxelles il 5 e 6 novembre, verrà proposto un piano d’azione che, tra l’altro, prevede la creazione di programmi euro-mediterranei di scambi di giovani e studenti, la creazione di reti tra scuole a tutti i livelli, lo scambio di insegnanti nel quadro dei programmi di cooperazione tra le università, la revisione dei libri scolastici per includere tutte le religioni e la storia delle idee, la promozione di contatti maggiori tra giornalisti. In caso di approvazione, l’elaborazione di tale piano potrebbe cominciare all’inizio del prossimo anno per permetterne l’adozione in occasione della riunione dei ministri degli esteri del 18 e 19 aprile 2002 a Valencia. Inoltre a Bruxelles verrà anche proposto ai ministri degli esteri dei 27 Paesi di creare un gruppo di lavoro per valutare le ripercussioni economiche e finanziarie della crisi internazionale sul Mediterraneo.