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Il Sinodo delle Chiese evangeliche” “

” “Il "parlamento" ” “delle chiese evangeliche tedesche, riunito ” “ad Amberg, ” “in Baviera, discute ” “di globalizzazione ” “e dialogo con l’Islam ” “” “” “


E’ in corso ad Amberg, in Baviera, il nono Sinodo delle Chiese evangeliche della Germania, che vede riuniti da domenica 4 fino a venerdì 9 novembre, i 120 componenti di questa sorta di “parlamento delle Chiese”. Tema delle consultazioni di quest’anno è “Formare l’economia globale in maniera responsabile”; accanto ad esso, nell’ordine del giorno, trovano spazio l’etica della pace, l’ecumenismo e naturalmente il problema della lotta al terrorismo internazionale.
Il Sinodo, l’organo decisionale più alto delle chiesa protestante in Germania, presieduto dal 1985 dal giurista Jürgen Schmude, rappresenta circa 27 milioni di cristiani evangelici suddivisi in 24 chiese regionali luterane e riformate. Dei 120 membri in carica per sei anni, 100 sono scelti nelle chiese che compongono la comunità e 20 nel consiglio delle chiese evangeliche, l’organismo ristretto che ha il compito di rappresentare le chiese all’esterno, presieduto da Manfred Kock.
Tra i compiti del sinodo, che ha cadenza annuale, oltre il varo di norme che riguardano la chiesa, anche il dibattito in merito a problemi interne, ecumeniche o di politica sociale e decisioni in merito al bilancio dell’EKD (Chiesa evangelica in Germania). Numerosi gli ospiti previsti: tra questi in rappresentanza della Conferenza episcopale tedesca, il vescovo di Regensburg, Manfred Müller, rappresentanti delle leghe ecumeniche mondiali e delle chiese partner dell’EKD, insieme a esponenti del governo, come il ministro della Giustizia, Herta Däubler-Gmelin.

I rapporti con i musulmani. La relazione di apertura, tenuta da Manfred Kock, ha avuto come filo conduttore “Gesù Cristo. La sola parola di Dio”. Kock ha messo in evidenza la “consapevolezza di sé che occorre avere nel rapporto con i musulmani”, fino ad ora poco evidente. Per Kock deve venire fuori “cosa significa Cristo per noi” poiché, “noi temiamo il dialogo interreligioso non perché parliamo troppo, bensì perché parliamo troppo poco di Cristo”. Nel dialogo con i musulmani “sulla dimensione pubblica della fede”, i cristiani a parere di Kock non dovrebbero dimenticare neppure “i principi della nostra costituzione”. Si deve privilegiare il rapporto con i gruppi di musulmani che “prendono esplicitamente le distanze dal terrorismo” e far capire loro che la vera fedeltà all’Islam può accordarsi con “il riconoscimento incondizionato della nostra legge fondamentale”. Decisivo, per il presidente dell’EKD, sarebbe “riuscire a mobilitare le forze della pace nei settori religiosi e laici della società perché in grado di togliere linfa al fanatismo”.

L’economia globale. Il difficile equilibrio tra economia di mercato ed equità sociale è stato invece l’argomento degli incontri successivi, che hanno fornito il titolo complessivo dell’evento “Formare l’economia globale in maniera responsabile”. Nella relazione base Hans-Helmut Kotz, presidente della Banca centrale di Hannover, ha spiegato che “la globalizzazione presenta possibilità e rischi allo stesso tempo” e richiede, insieme un intervento più forte e una “impostazione responsabile”. Gerhard Rau, teologo dell’Università di Heidelberg, ha riproposto “il concetto di economia di mercato sociale”. Per Rau “l’elemento sociale si mostra, su scala mondiale, tanto nella lotta alla povertà quanto nella promozione di strutture eque, che possano rafforzare i più deboli”. Il teologo ha concluso che “non si può voler coltivare all’interno l’aspetto sociale e diffondere verso l’esterno soltanto il mercato”.
Patrizia Collesi