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L’informazione e la guerra: come si” “alimenta la paura dell’Islam” “” “” “
In tempo di bombardamenti massivi sull’Afghanistan, definiti dai mass media dominanti la “risposta”, le varie televisioni costruiscono la nostra percezione del reale. Oggi più che mai ci fanno credere, con tutta obiettività, di essere solo lo specchio del reale, quando in realtà sono loro stesse a metterlo in scena. Ed ecco che, anche se ci guardiamo bene dall’ammetterlo, l’Islam ci appare perfetto nella parte del nemico; terrorismo, violenza e fanatismo, poi, sono mutamenti ad esso quasi congeniti. La prova: qualche surah del Corano estrapolata dal contesto e commentata da dotti specialisti del mondo arabo-musulmano invitati a fare il giro degli schermi del mondo. La conquista e la guerra sarebbero quindi il nucleo dell’Islam, se non addirittura l’essenza stessa. Noi cristiani invece non accetteremmo che di noi facessero una caricatura
Per quanto se ne dica, dall’11 settembre l’Islam e i musulmani sono visti come una minaccia dal grande pubblico. Ma i musulmani sono più di un miliardo di essere umani che vivono innanzitutto in Asia (è lì che sono più numerosi, non nei paesi arabi!), ma anche tra noi, nei paesi occidentali. La maggior parte di coloro che vivono da noi rispettano le leggi della Repubblica, eppure rischiano di diventare comunque sospetti agli occhi della popolazione. I pregiudizi islamofobi esistono anche in certe menti colte!
“Se la vendetta potesse mettere fine alla violenza, ciò si sarebbe avverato fin dall’alba della storia, quando Caino uccise suo fratello”, commenta il metropolita greco-ortodosso del Monte Libano, mons. Khodr. Il prelato libanese impegnato nel dialogo islamo-cristiano in Medio Oriente deplora, però, che “questa vendetta potrebbe concretarsi in un’uccisione collettiva in cui, non potendo trovare il vero colpevole, migliaia di innocenti saranno sacrificati… E questo sarebbe un atto di giustizia, o semplicemente una reazione viscerale ? Non incoraggerà invece le forze di sedizione tra i popoli diseredati convincendoli che l’unica soluzione alla loro situazione precaria è il terrorismo? ”
Il metropolita ortodosso libanese, autore di cronache settimanali sul quotidiano di lingua araba “An-Nahar” di cui si è molto parlato, conclude : “Uccidere dei diseredati può essere un mezzo per arrivare alla pace?”. Con mons. Khodr, i cristiani di Occidente e di Oriente, ai quali si sono uniti i musulmani (le più alte autorità, sunnite e sciite insieme, hanno condannato gli attentati suicidi dell’11 settembre, senza trovare grande eco nei mass media occidentali…) devono contestare la pretesa di Bin Laden di strumentalizzare il mondo musulmano: non c’è nessuna “crociata” delle nazioni cristiane contro l’Islam, nessun conflitto di civiltà.
L’Occidente politico – ampiamente secolarizzato, a volte ateo, spesso molto lontano dai valori cristiani (il Papa denuncia anche una civiltà della morte che si oppone al progetto di civiltà dell’amore) – non ha nulla dell’autentico “Occidente cristiano”. Così come l’Islam politico radicale – da noi sinonimo di fanatismo e di terrorismo – è estraneo alla grande maggioranza delle popolazioni musulmane. Sono loro, tra l’altro, che hanno subito per primi i totalitarismi, non dimentichiamolo, fino alla caduta del Muro di Berlino e alla fine della guerra fredda. Il dopo 11 settembre più che un’occasione di vendetta dovrebbe essere un invito alla riflessione e all’autocritica.