Sulle questioni dell’ambiente, cristiani e musulmani hanno punti di vista molto vicini. Sia per l’Islam che per il cristianesimo, la salvaguardia del creato per le generazioni future è una preoccupazione essenziale. E’ quanto è emerso dal Colloquio interreligioso che, su iniziativa del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe), si è svolto nei giorni scorsi a Marrakesh in occasione della Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici. Il colloquio dal titolo “Proteggiamo la terra per i nostri figli” ha riunito esperti e rappresentanti delle comunità cristiane e musulmane nonché oltre 75 delegati di Ong. “Nel Corano ha detto Ahmed L. Khamlichi, docente ed erudito islamico del Palazzo reale del Marocco Dio autorizza gli esseri umani ad utilizzare ciò di cui hanno bisogno per soddisfare i loro desideri: alimentazione, vestiti, abitazione, trasporti, ma raccomanda di farlo con ragione e moderazione, senza eccessi né abusi”. “Ogni generazione ha aggiunto Khamlichi non vivrà che un tempo per cui non si può arrogare il diritto di appropriarsene oggi e adesso. L’ambiente e il clima appartengono alle generazioni future”. Il gesuita padre Henri Madelin ha chiesto alle Chiese cristiane di “rompere l’antropocentrismo della cultura moderna” mentre il delegato svedese, Stefen Edman ha sottolineato il dovere di solidarietà verso i paesi più poveri che già oggi subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici. “Le nazioni industrializzate ha detto praticano nella stratosfera un nuovo tipo di colonialismo. Noi dobbiamo evitarlo”.