Per l’incontro con uomini di paesi occupati dal nazismo, per non dimenticare ed aiutare a costruire un mondo di pace, affinché non si ripeta la violenza del passato. Così il card. Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca ha voluto sintetizzare l’operato del “Fondo di conciliazione della Chiesa cattolica in Germania” e tracciare un bilancio dei lavori e dei progetti a un anno dalla sua istituzione. Secondo quanto contenuto nella nota diffusa nei giorni scorsi dalla Conferenza episcopale tedesca e ribadito dal suo presidente nell’incontro con i giornalisti a Magonza: “Il fondo trova il suo avvio e anche il suo punto di riferimento interno nella dittatura e nella guerra contro il nazionalsocialismo” e testimonia l’impegno della Chiesa cattolica “che per decenni ha costituito una sorta di ‘avanguardia della riconciliazione’, in quanto non ha pensato soltanto alle proprie vittime ma si è sempre preoccupata di aiutare a sostenere e insieme di sollevare il peso morale che grava sul popolo tedesco”.
Avviata nell’estate 2000 per risarcire le vittime di lavori forzati presso istituzioni cattoliche durante il regime nazista, l’iniziativa si divide in due: il “Fondo di solidarietà” e “Il fondo di risarcimento”. Dotati di un patrimonio di 5 milioni di marchi ciascuno (circa 5 mld di lire), i due fondi sono complementari. “Se il risarcimento ha un carattere retrospettivo”, ha spiegato il cardinale, in quanto rifonde persone che avevano prestato il loro lavoro in istituzioni cattoliche, “la riconciliazione ha invece un compito in prospettiva e ininterrotto”. L’organizzazione Renovabis, che si occupa per conto della Conferenza episcopale tedesca di azioni di solidarietà con i Paesi dell’Europa centrale e dell’Est, ha l’incarico di realizzare i progetti e, prosegue il cardinale, “fino ad ora ne sono stati autorizzati 40 per un importo complessivo di circa 1,9 milioni di marchi (1,9 mld di lire, ndr)”.
P.C.