Un cammino di catechesi” “

Riscoprire il ” “sacramento del ” “matrimonio, formare i catechisti, costruire la pace attraverso il ” “dialogo. Le conclusioni dell’assemblea ” “dell’episcopato francese” “” “


Matrimonio e catechesi, la crisi internazionale sono stati alcuni dei temi che hanno dominato l’Assemblea plenaria dei vescovi di Francia, tenutasi a Lourdes dal 4 al 10 novembre presieduta dal nuovo presidente mons. Jean-Pierre Ricard, vescovo di Montpellier (cfr SirEuropa n.6/2001, p.8).
Il sacramento del matrimonio. “Il matrimonio – ha osservato mons. Guy Thomazeau, vescovo di Beauvais è argomento delicato e doloroso per i sacerdoti che subiscono prove nel cuore stesso del loro ministero. Sono apostoli spossati. Provano gioia nell’incontrare i giovani che desiderano sposarsi, ma si imbattono in varie difficoltà. Le persone chiedono il sacramento ma sono interessate solo al rito. I giovani vengono spesso da una situazione di convivenza, talvolta con figli”. Il sacerdote, ha aggiunto il vescovo, “non è un testimone qualunque del sacramento: bisognerebbe non dimenticare il legame essenziale tra il matrimonio e l’Eucaristia”. Il vescovo di Beauvais, inoltre, ha sottolineato la differenza tra la generazione attuale e quella dei loro genitori: “Quarant’anni fa, il 90% dei bambini erano catechizzati. Quando chiedevano di sposarsi, possedevano già una formazione cristiana. Oggi, non sanno nulla. In alcuni incontri, cerchiamo di presentargli i quattro pilastri fondamentali: il libero consenso, la fedeltà, l’indissolubilità e l’apertura ai figli. E cerchiamo di far conoscere loro la dimensione sacra della loro unione. Occorre riprendere tutta la sacramentalità alla base, aprire un cammino catecumenale e di catechesi”.
La formazione dei catechisti. A riprendere il tema della catechesi è stato mons. Michel Dubost, vescovo di Evry-Corbeil-Essonnes, presidente della Commissione episcopale per la catechesi e il catecumenato, insieme al card. José da Cruz Policarpo, Patriarca di Lisbona, invitato ai lavori dell’assemblea. “Il grande problema – ha detto il cardinale, riferendo della sua esperienza in Portogallo – è che i bambini che vengono al catechismo non sono battezzati e non assistono alla Messa domenicale. Quelli che ci vanno, per la maggior parte abbandonano ogni pratica religiosa alla fine del catechismo, verso i 12 anni. L’altro versante del problema che preoccupa i vescovi è la formazione dei catechisti, sia sul piano dottrinale che su quello della vita cristiana. La preparazione e formazione permanente dei catechisti risulta cruciale e decisiva”, ha insistito il card. Policarpo. “I vescovi rimpiangono che per troppi anni la catechesi sia stata destinata principalmente ai bambini e agli adolescenti. Adesso esiste un grande numero di battezzati, sia bambini che adulti, che non sono preparati per iniziare un cammino catechetico. Hanno bisogno di un nuovo annuncio”.
Un appello per la pace. Al termine dell’assemblea i vescovi francesi hanno reso nota una dichiarazione finale sotto forma di appello alla pace e alla fraternità evangelica. Consapevoli della gravità della situazione internazionale, i vescovi sottolineano che “il terrorismo sta diventando mondiale”. “È arrivato il momento di cercare altri mezzi per non aggiungere male al male, violenza alla violenza”. L’episcopato francese fa appello al “solo combattimento degno dell’umanità”, quello dello “impegno di tutti, specialmente dei più svantaggiati, per ridurre le ineguaglianze che regnano tra i popoli, a livello alimentare, della salute, dell’educazione, della libertà, della dignità, del potere”. I vescovi sono preoccupati per la pace in Terra Santa. A questo proposito, chiedono alla comunità internazionale di intervenire per “la sicurezza dello Stato d’Israele, l’istituzione di uno Stato per i Palestinesi, una giusta distribuzione delle risorse e specialmente dell’acqua, la creazione di uno statuto speciale per Gerusalemme”. Infine, viene ricordata la drammatica situazione del Sudan e viene lanciato un altro appello, questa volta diretto alle “imprese dei nostri paesi” affinché “siano vigilanti a non diventare complici di una situazione d’ingiustizia”.