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Uniti contro il terrorismo” “

” “I vescovi dell’Unione europea si riuniranno a Bruxelles per riflettere sulla risposta delle Chiese al terrorismo. Dialogo con l’islam, euro, riforma dell’Ue saranno altri temi ” “in discussione. Ce ne parla mons. Nicora ” “” “” “


“L’Unione europea di fronte alla sfida del terrorismo”, questo il tema principale dell’assemblea plenaria della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) che si riunirà a Bruxelles il 22 e 23 novembre prossimo. Abbiamo intervistato mons. Attilio Nicora , vice-presidente della Comece e delegato della Conferenza episcopale italiana.

L’assemblea plenaria della Comece avrà all’ordine del giorno il problema dell’Europa di fronte alla minaccia terroristica. A suo avviso, quale può essere il messaggio che le Chiese rivolgono alla società civile mentre si diffonde l’ansia e la paura?
“Invitare a prendere atto che il cosiddetto progresso non necessariamente assicura la sicurezza e che in un mondo sempre più ‘globalizzato’ la qualità della convivenza umana dipenderà da un maggior senso di responsabilità di ciascuno per le sorti comuni e dall’impegno di tutti a far la propria parte rimettendo in discussione gli stili di vita che ci siamo dati e il modello di sviluppo al quale ci siamo ispirati. A queste condizioni, è possibile lottare uniti contro ogni forma di terrorismo e di violenza: la vittoria non è garantita in ogni caso – non vi sarà mai ‘il migliore dei mondi’: la ‘riserva escatologica’ per il cristiano è imprescindibile! – ma si deve aver fiducia nella possibilità di edificare un ordine mondiale più sicuro perché reso più forte e stabile dalla giustizia e dalla solidarietà intrecciate insieme”.

La promozione del dialogo come arma per combattere alla radice il terrorismo. C’è ancora spazio per iniziative di dialogo e comprensione reciproca con il mondo islamico e sotto quali forme?
“Posto che per dialogare effettivamente bisogna essere in due, mi pare che tra i musulmani non manchino personalità e istituzioni aperte a questa prospettiva. Occorre individuarle meglio e sostenerne l’impegno, distinguendole nettamente da altre realtà chiuse o addirittura insidiose e non dimenticando che il dialogo si può sviluppare ogni giorno anche, e forse soprattutto, nelle realtà diffuse e periferiche attraverso il contatto umano tra singoli, famiglie e comunità locali. In ogni caso, mi sembra necessario evitare ogni forma di ingenuità e di irenismo. Le difficoltà resteranno grandi: sul piano del metodo, sin quando la tradizione che interpreta e traduce il Corano non dovrà confrontarsi con un’autorità islamica che abbia funzione dirimente per tutti i fedeli; sul piano dei contenuti, sin quando non si chiarirà, tra gli altri, il punto della coincidenza o non coincidenza tra sfera civile e sfera religiosa, affrontando coraggiosamente la questione della libertà religiosa in senso proprio e non accontentandosi di una ‘tolleranza’ che, in pratica, significa spesso che il non musulmano tollerato è un cittadino di serie B”.

Intanto si approssima il consiglio europeo di Laeken chiamato ad affrontare il tema della riforma istituzionale dell’Unione. Anche sulla scorta del libro bianco sulla Governance, quali indicazioni giungono dagli episcopati europei per la riforma dei trattati?
“La Comece sta raccogliendo e ordinando i contributi specificamente richiesti ai singoli Episcopati dei Paesi dell’Unione; se ne parlerà durante la plenaria a Bruxelles. Alcuni profili, peraltro, appaiono chiari sin d’ora: se all’allargamento non si accompagnerà una coraggiosa riforma istituzionale, l’Unione rischierà l’implosione; è necessario camminare verso un’Unione che abbia tratti sempre più intensi di vera ‘comunità politica’, pur con la forte sottolineatura del valore della diversità ‘nazionale’ e ‘locale’ e della sussidiarietà verticale e orizzontale; la richiesta di una maggiore democratizzazione delle istituzioni comunitarie e di una maggiore partecipazione dei cittadini europei attende risposte chiare e concrete; non si può sfuggire a un problema di ‘identità’, che impone un confronto sui valori fondanti l’Unione e che non può tagliar fuori ‘a priori’ le Chiese e le comunità religiose”.

Cinquanta giorni alla moneta unica: nell’attuale situazione di crisi internazionale, che valore simbolico assume questa tappa storica nel cammino dell’unificazione europea?
“L’avvio della circolazione dell’euro è la conferma di una possibilità e un motivo di rafforzamento della fiducia: il cammino è stato lungo, ma 12 Paesi sono giunti a rinunciare alla sovranità in un campo così importante e delicato qual è sempre stato quello della moneta e questo dice che non è impossibile andare oltre con tenacia e con passione. I tragici eventi degli ultimi mesi invitano a considerare soprattutto il settore della sicurezza e della difesa comune e quello della politica estera: senza coraggiosi sviluppi in queste due direzioni, l’Unione Europea rischia di non essere un autentico soggetto del confronto culturale e politico a livello mondiale e una forza propulsiva verso un ordine nuovo meglio fondato sulla dignità della persona umana, sulla giustizia e sulla solidarietà”.
Ignazio Ingrao