Così in Europa” “” “

Il ritratto delle famiglie europee secondo il ” “rapporto del Centro internazionale studi famiglia” “” “” “

Una famiglia “al plurale”, piuttosto eterogenea, ma con alcuni tratti comuni tra Paesi “nordici” e Paesi dell’area mediterranea. E’ il ritratto della famiglia in Europa, così come emerge dall’ultimo Rapporto del Cisf (Centro internazionale Studi Famiglia) sulla famiglia in Italia, dal titolo “Identità e varietà dell’essere famiglia. Il fenomeno della ‘pluralizzazione'”.

Il numero dei componenti.
Da poco più di due componenti ad un massimo di 3,3: questa la dimensione media di una famiglia in Europa, dove si assiste in questi anni alla diffusione del modello unipersonale, fino a tre volte più frequente nei Paesi dell’estremo Nord rispetto a quelli dell’area mediterranea (39,6% in Svezia e 13,4% in Spagna le punte massime nelle due aree rispettive). Molto varia, nel nostro continente, anche l’incidenza dei nuclei familiari con figli: si va dall’80,9% dell’Irlanda ad una presenza media di 2,5 figli a famiglia, ma i livelli minimi scendono sotto il 50% (il primato è ancora della Svezia con il 46,9%) con mediamente poco più di 1,5 figli per nucleo.

Le differenze geografiche.
Raggruppando i dati, l’eterogeneità di fondo si stempera in due gruppi tra loro simili, in genere caratterizzati da prossimità geografica o da comunanza di tradizioni e cultura: al blocco dei Paesi nordici (cui si può associare anche la Svizzera), contraddistinti da un numero medio di figli estremamente ridotto (anche per la forte presenza di famiglie unipersonali) e da una bassa quota di nuclei con figli, si contrappongono i Paesi dell’area mediterranea che, insieme con l’Irlanda ed il Lussemburgo presentano caratteristiche diametralmente opposte: famiglie relativamente più numerose, bassa presenza di nuclei unipersonali, elevata incidenza di nuclei con figli.

Le famiglie “monoparentali”. Una caratteristica per così dire “trasversale” delle nazioni europee sono i nuclei formati da un solo genitore: una forma familiare tipicamente al femminile che è presente ovunque, in più di tre quarti del continente, con percentuali che variano dall’87% in Finlandia al 76% in Italia e in Olanda. Cambia, inoltre, il concetto “tradizionale” di famiglia: dei circa 7 milioni di neonati europei, 9 su 10 nascono in una famiglia con padre e madre in Paesi come l’Italia, il Belgio o la Spagna, ma l’incidenza si riduce già a 7 nati su 10 in corrispondenza della Francia, supera di poco i 5 in Norvegia e in Austria, mentre riguarda solo una minoranza dei bambini svedesi.

Divorzi e separazioni.
Aumenta la frequenza con cui gli adolescenti europei si trovano a vivere l’esperienza di divorzio o separazione dei rispettivi genitori, che si rivela piuttosto rara in Paesi come la Spagna e l’Italia, mentre è significativa e in aumento in Lettonia, Svezia, Ungheria, Austria, Svizzera e Francia. La contrazione del numero medio dei figli (compreso tra gli estremi dell’1,8% in Irlanda e dell’1,2% in Italia), lo spostamento in avanti del calendario delle nascite rispetto all’età delle madri e l’aumento della frequenza di nati da coppie non coniugate (in Europa, mediamente, un bambino su quattro nasce al di fuori del matrimonio): questi tre fenomeni che “fotografano” l’evoluzione della famiglia europea negli ultimi decenni, alle prese con tassi annui di divorzio che (con l’unica eccezione della Lettonia) sono cresciuti mediamente di un punto. Di conseguenza, crescono di numero le cosiddette “famiglie ricostituite”, la cui percentuale varia dal poco meno del 5% in Finlandia e Ungheria al meno del 2% dell’Italia; sempre più spesso, infine, le donne preferiscono la convivenza al matrimonio, con punte del 40% tra le svedesi, di circa il 20% tra le francesi e le norvegesi e del 15% tra le austriache, contraddetti dal 2-3% tra le donne spagnole e italiane.
Maria Michela Nicolais