Regno Unito: consultori cattolici” “

Primo in classifica per il tasso di divorzi e separazioni, il Regno Unito cerca di correre ai ripari: lo Stato ” “finanzia l’attività dei consultori cattolici” “” “” “” “

La Gran Bretagna ha il più alto tasso di divorzi e secondi matrimoni d’Europa. Nel 1981 vi erano 275.000 matrimoni nei quali marito e moglie non erano stati sposati in precedenza, 140.000 secondi matrimoni per uno o entrambi i partner e 150.000 divorzi. Nel 1997 i primi matrimoni erano saliti a 190.000, i secondi matrimoni erano rimasti 140.000 e i divorzi erano diventati 160.000. Nel 1998 150.000 bambini al di sotto dei sedici anni provenivano da famiglie dove i genitori erano divorziati. Nel biennio 1998/1999 il 25% di famiglie con bambini con meno di sedici anni erano guidate da un genitore solo, quasi il doppio rispetto al numero del 1981. Il divorzio e la separazione sono i motivi principali per i quali i figli non vivono con entrambi i genitori. Nel Regno Unito oggi un matrimonio su tre finisce in divorzio. Tuttavia, accanto alle statistiche che segnalano la crisi, altri studi, condotti dalle Università di Warwick e da quella di Essex confermano che tra i giovanissimi il desiderio di matrimonio è fortissimo e, nonostante le coabitazioni così frequenti, chi si sposa si dichiara più soddisfatto di chi convive. E i cinque milioni di cattolici? Le statistiche dicono che essi da un lato rispecchiano la società nella quale vivono, arrivando al matrimonio sempre più spesso dopo la convivenza, sposandosi di meno, divorziando di più; ma, d’altro canto, i cattolici, in maggioranza, testimoniano la fiducia nel rapporto a due come ad un impegno che dura una vita. Ad un cattolico, Terry Prendergast , direttore di “Marriage Care”, l’associazione di consultori cattolici più importante del Regno Unito, presente con un centro in ogni città, abbiamo chiesto di spiegare la complessa situazione britannica.

A cosa è dovuto, a suo avviso, l’altissimo tasso di divorzi e coabitazioni che caratterizza il Regno Unito?
“Penso che vi sia una tradizione liberale e secolarizzata assai consolidata al riguardo. La parità tra uomo e donna, la libertà individuale hanno trasformato i ruoli tradizionali di marito e moglie. Siamo diventati più liberi, più padroni di noi stessi ma, paradossalmente, meno capaci di costruire e mantenere legami familiari perché nuovi ruoli sono stati sostituiti a quelli tradizionali. Gli inglesi continuano a innamorarsi e desiderano disperatamente che il loro amore duri, ma non possono più contare su forme sociali e religiose che li aiutino a far sì che il matrimonio diventi l’espressione di un amore più grande. Anche la legge ha contribuito a rendere le separazioni più facili”.
Cosa prevede la legge sul divorzio?
“Il divorzio è stato introdotto già nel 1857 e nel 1923 le donne avevano lo stesso diritto al divorzio degli uomini. Nel 1937 vennero definite una serie di ‘offese matrimoniali’ per le quali si poteva chiedere il divorzio e nel 1971 la fine del matrimonio venne legalizzata senza che si dovesse più attribuire la colpa a una delle due parti in causa. Insomma dalla fine degli anni Sessanta lo Stato e la Chiesa di Inghilterra, che fino a quel momento era contraria al divorzio con l’eccezione dei casi di adulterio, riconoscono che un matrimonio può finire senza motivo, senza che vi sia colpa del marito o della moglie. Nei successivi dieci anni il tasso di divorzi è raddoppiato”.
Quale lavoro svolge “Marriage Care”?
“Le chiese e le comunità religiose sono ormai tra le poche istituzioni credibili che si impegnano a difesa del matrimonio e per questo motivo il governo ha deciso di sponsorizzare e sostenere il lavoro dei consultori cattolici. ‘Marriage Care’ organizza corsi di preparazione al matrimonio ed è un punto di riferimento quando le coppie sentono di attraversare un momento di crisi. E’ importante proseguire il rapporto di coppia fino a che è possibile. In Inghilterra e Galles, inoltre, ogni diocesi ha un coordinatore per il matrimonio e la vita famigliare”.