Che faremo dell’uomo?” “” “

Nel corso della 76a Settimana sociale, ” “i cattolici francesi si sono interrogati sui ” “"folgoranti" progressi delle scienze ” “biomediche” “” “” “” “

Nascere, curarsi, guarire, morire: aspetti della vita umana oggi al centro di profondi cambiamenti. Le scienze biologiche e mediche hanno fatto passi in avanti spettacolari fino a prospettare – ed è solo l’ultima novità che proviene dagli Stati Uniti – la possibilità di clonare l’uomo. Si aprono questioni inedite e complesse che rimettono in gioco il nostro rapporto con la vita e la morte, la salute e la malattia. Su questi argomenti, si è incentrata quest’anno la 76ª Settimana sociale francese che dal 23 al 25 novembre ha riunito esperti ed operatori pastorali sul tema “Biologia, medicina e società. Che faremo dell’Uomo?”. “Il nostro obiettivo – spiegano i promotori dell’incontro – è aiutare un pubblico di non specialisti a comprendere la posta in gioco, a portare uno sguardo lucido sui progressi spesso ambivalenti della scienza, a liberarsi dei miti, per poter dare un contributo più chiaro sulle grandi questioni che riguardano ciascuno di noi, la società nel suo insieme, lo spazio umano”.

“La scienza non riduca mai l’uomo ad un oggetto” – “La scienza non riduca l’uomo ad un oggetto, ma sia sempre e pienamente a suo servizio”. E’ il messaggio che Giovanni Paolo II ha inviato ai partecipanti alla Settimana sociale francese. “La Chiesa – scrive il papa – apprezza e incoraggia la ricerca nel campo della bio-medicina, quando è finalizzata alla prevenzione e alla guarigione delle malattie, al sollievo della sofferenza e al benessere dell’uomo”. Ma di fronte ai progressi “folgoranti” delle scienze biomediche, si può rimanere “talvolta storditi dal suo potere e tentati di manipolare l’uomo come se fosse oggetto o materia”. La dignità dell’uomo è minacciata soprattutto nelle fasi più critiche dell’esistenza: al momento del concepimento e della morte naturale. Una nuova tentazione si fa strada oggi ed è quella – scrive ancora il papa – di “arrogarsi il diritto di fissare, determinare le soglie d’umanità”. Ciò esige “rispetto assoluto dell’essere umano, dalla sua fase embrionale alla fine della sua esistenza” e rispetto anche delle “cellule germinali umane in ragione del patrimonio umano di cui sono portatrici”. Il messaggio del Santo Padre contiene anche un appello al mondo politico perché stabilisca “regole giuridiche che proteggano le persone da ogni eventualità arbitraria”.

“Saremo in grado di porre dei limiti?”. “I progressi della genetica – ha testimoniato Axel Kahn, direttore del dipartimento di genetica al CHU Cochin Port-Royal – nel corso degli ultimi trenta anni, sono stati spettacolari. Progressi molto importanti sono stati realizzati per risolvere numerosi casi di sterilità: l’assistenza medica alla procreazione costituisce uno delle più grandi prodezze tecniche del ventesimo secolo. Ora la domanda è: resisteremo alla tentazione di fabbricare bebè perfetti?”. Sono passati solo venti anni dalla nascita di Louise Brown, primo “bambino in provetta” alla prospettiva della clonazione. “La ricerca – ha osservato Monette Vacquin, psicoanalista – stimolata dalla dinamica del mercato e dalle attese della società, ha moltiplicato gli esperimenti e avanzato proposte nuove”. “E’ davvero necessario – ha chiesto Vacquin – che nella speranza di fare nuove conquiste per la salute dell’uomo, si debba riprodurre la vita umana (clonazione), interrompere la sua esistenza (aborto), utilizzarla (terapia genetica) o manipolarla (ricerche sull’embrione)?”.

La vita nascente: un mistero da rispettare. “Per molti di noi qui – ha detto Michel Camdessus, presidente delle Settimane sociali – è in gioco una scelta fondamentale per l’avvenire delle nostre società perché è in causa il rispetto stesso della persona umana in ciò che ha di più fragile. Per altri invece l’embrione non è che un enigma, una ‘persona in potenza’, ‘l’inizio incerto di una vita umana’. Comunque sia, è un mistero che tocca troppo da vicino l’uomo per essere toccato”.
Maria Chiara Biagioni