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Dietro l’esperimento statunitense si ” “nascondono grandi ” “interessi economici e ” “gli investitori non si ” “scoraggeranno ” “facilmente, afferma Vincenzo Costigliola dell’Associazione ” “medica europea” “” “” “” “
La società statunitense “Advanced Cell Technology” ha reso noto nei giorni scorsi che nei suoi laboratori nel Massachusets è riuscita a clonare un embrione umano con successo. “Non abbiamo intenzione di creare nuovi esseri umani, ma solo di ricavare, dagli embrioni clonati, le cellule staminali che servono per la cura di alcune malattie”, ha dichiarato il vicepresidente della società, Robert Lanza. Numerose le condanne di tali esperimenti da parte del mondo politico, scientifico e dalle Chiese. Il Commissario europeo alla ricerca, Philippe Busquin, si è dichiarato contrario all’esperimento perché “si crea un embrione per poi distruggerlo”. La Santa Sede ha ribadito una “condanna inequivocabile” della clonazione umana, sia a scopo terapeutico che riproduttivo. Abbiamo intervistato Vincenzo Costigliola , presidente dell’Associazione Medica Europea.
Non è sufficiente utilizzare le cellule staminali per la produzione di tessuti trapiantabili?
“Certo, sarebbe più che possibile. Ma dietro l’esperimento statunitense si nascondono interessi economici elevatissimi. Questa volta hanno fermato l’esperimento a sei cellule. Ma per il futuro non esiste garanzia alcuna. Per evitare degenerazioni è necessario che la comunità scientifica internazionale si esprima quanto prima contro questo genere di pratiche. Stati Uniti ed Europa, a livello di istituzioni, hanno confermato il loro impegno a non finanziare la clonazione di embrioni umani. Tuttavia dobbiamo tenere presente che, per quanto ferme e risolute possano essere le condanne, il privato che ha intenzione di speculare in questo campo non si scoraggerà facilmente”
Malgrado la condanna dell’esperimento da parte della Commissione europea, il Parlamento europeo il 13 novembre scorso ha approvato il programma di finanziamento di ricerche su embrioni sovrannumerari. C’è una contraddizione con il divieto, sancito dallo stesso programma, di distruzione di embrioni umani a fini di ricerca?
“Non ci sono dubbi, vi è una contraddizione in termini. Si conferma la doppia anima delle decisioni della Commissione: da un lato, vi è la parte scientifica, in base alla quale si afferma che tanto vale usare tali embrioni per gli esperimenti, dal momento che saranno comunque distrutti. Dal punto di vista etico, però, va riconosciuta all’embrione identità umana. E’ una questione che va discussa a livello europeo, senza dubbio; indispensabile, però, è porre limiti chiari. Oggi, ad esempio, non è possibile stabilire con certezza ciò che è lecito fare e ciò che non lo è. Le norme, pericolosamente mancanti, devono essere precise, rispettose della volontà dei singoli e soprattutto della vita umana”.
Come intervengono in questo campo i Comitati di bioetica?
“Bisogna chiedersi, in realtà, a quale livello intervengono i Comitati di bioetica. Ospedaliero? Universitario? O ad altri livelli? Il problema è che non esistono norme di riferimento. C’è solo un quadro generale, tanto che i Comitati esistono anche negli Usa ma non per questo il laboratorio nel Massachusets si è fermato. C’è poi un aspetto non secondario che riguarda il linguaggio con il quale si presentano teorie e pratiche: non basta dire che il fine consiste nella produzione di tessuti, perché anche i mezzi hanno la loro rilevanza. Si possono utilizzare le cellule staminali oppure coltivare le cellule di una persona e adoperarle per la stessa, nel rispetto dell’etica personale di ciascun individuo. In queste ore mi rendo conto dell’importanza di chiarire il problema in termini accessibili a tutti. Alla gente il ‘no’ espresso in base a considerazioni etiche risulta spesso incomprensibile, addirittura ingiusto ed offensivo per quanti attendono un trapianto. Dovremmo invece riuscire a spiegare che non siamo contro la terapia ma contro l’uso arbitrario di embrioni umani per fini terapeutici che possono e devono essere soddisfatti altrimenti. Dobbiamo ricordare il valore e la sacralità della vita umana”.