Tra i vescovi partecipanti all’incontro, anche mons. Amédée Grab , presidente della Conferenza episcopale svizzera e del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), invitato come osservatore per mantenere i legami tra le due istituzioni, e mons. Adrianus van Luyn , vescovo di Rotterdam e vicepresidente della Comece.
“Il problema del terrorismo riguarda anche i Paesi che non appartengono all’Unione europea ha detto mons. Grab -. La responsabilità di combatterlo spetta agli Stati, ma la collaborazione tra le Chiese permette di ravvivare la presa di coscienza”. E anche se in Europa, per effetto della secolarizzazione, “le religioni non sono più un fattore determinante nelle decisioni politiche ha osservato – nel mondo hanno ancora un grandissimo peso”.
Per mons. van Luyn l’impegno delle Chiese sta anche “nel cercare di capire le radici profonde alla base del terrorismo, ossia la grande ingiustizia esistente tra Occidente ricco e Paesi poveri. Chiesa e società civile dovrebbero diventare più consapevoli di avere una grande responsabilità verso questi popoli”. L’altro impegno importante è il dialogo tra le religioni, “non solo per comprenderci e rispettarci ma per unire le nostre forze per il bene di tutto il mondo”. Mons. van Luyn, che è anche presidente di Pax Christi Olanda, ha poi commentato l’intervento militare in Afghanistan: “L’Afghanistan è distrutto e le vittime come sempre sono i poveri, la popolazione. Adesso bisogna cercare di catturare i responsabili delle stragi con altri mezzi e far entrare gli aiuti umanitari”.
Patrizia Caiffa nostra inviata a Bruxelles