rifugiati
E’ possibile definire una legislazione europea che garantisca il diritto di asilo anche per motivi economici?
“Occorre assicurare che i richiedenti asilo non diventino vittime di pregiudizi” legati ai pericoli “del terrorismo o della clandestinità”. È la preoccupazione di Ana Liria-Franch, delegato in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, intervenuta nei giorni scorsi a Roma al convegno “Unione Europea: verso una politica d’asilo comune?”. Il seminario, promosso in vista del vertice del Consiglio europeo in programma a Laeken (Belgio) il 14 e 15 dicembre, ha tracciato un primo bilancio sui risultati raggiunti dal processo di armonizzazione delle politiche di asilo in ambito comunitario, “che non riguarda soltanto gli attuali 15 Paesi membri – ha ricordato Liria-Franch -. Domani, in un’Unione allargata, sarà legge in 21 o più Paesi”. Inoltre “gli standard di protezione e la qualità dell’asilo adottati dall’Unione rappresentano un importante punto di riferimento per gli Stati al di fuori dell’Europa”.
Secondo il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, è necessario “definire una chiara frontiera tra asilo e immigrazione”, esaminando anche il problema dei “rifugiati economici a causa di siccità, carestie, epidemie, inondazioni, cioè di situazioni paragonabili alla guerra”. Tuttavia il ministro ha ribadito che lo status del rifugiato, in fuga “dalla morte e dalla violazione dei diritti umani, è per sua natura transitorio e bisogna creare le condizioni perché ciascuno possa ritornare nella propria terra”. Buttiglione ha ribadito il “diritto ai ricongiungimenti familiari, che va protetto sia per i rifugiati che per gli immigrati”. Nei centri d’accoglienza italiani arrivano centinaia di rifugiati, ma “il 95% scompare nel nulla quando è convocato dagli organi competenti per le modalità di accertamento e verifica della richiesta d’asilo”, ha osservato Carlo Taormina, già sottosegretario di Stato per l’Interno, parlando del capitolo del disegno di legge sull’immigrazione che riguarda i rifugiati. Perplessità a questo proposito è stata espressa dai rappresentanti del Consiglio italiano dei rifugiati, da Amnesty International e Medici senza frontiere, che ritengono urgente una legge sul diritto d’asilo che preceda la normativa europea in discussione. “Nell’ultimo anno il fenomeno dell’immigrazione è fortemente diminuito ha precisato Taormina e l’Italia è spesso solo una piattaforma di transito” per gli immigrati e i rifugiati.
“Dopo gli attentati dell’11 settembre diventa indispensabile definire il terrorismo internazionale”, ha dichiarato Buttiglione, preoccupato per la situazione in Medio Oriente, dove si sta verificando “un terrorismo di Stato non giustificato”. Mentre in Europa sta maturando “la sensazione che le tragedie del mondo si stiano riversando sull’Unione, percepita come fortezza chiusa nei suoi interessi egoistici”: due sensazioni non vere, secondo Jean-François Durieux, vicedirettore del Bureau regionale per l’Europa presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati a Ginevra, che nelle procedure d’asilo ha auspicato la possibilità di appellarsi e “di poter sospendere l’espulsione”. Tuttavia i Governi sono invitati a puntare su “un sistema comune di asilo”. Gli ostacoli non mancano, come ha evidenziato Stefano Vincenzi, che nella Commissione europea si occupa dell’Unità immigrazione e asilo. Una legislazione comune, ha spiegato, assicurerebbe “la circolazione libera a tutti i cittadini residenti nell’Unione” ma si verifica fin d’ora “un forte attaccamento alle legislazioni nazionali”. Senza dimenticare “gli interessi contrastanti sull’accesso al mercato del lavoro con cui il rifugiato si rende indipendente, non gravando sul budget per l’accoglienza ma allo stesso tempo radicandosi ulteriormente nel Paese a cui ha chiesto asilo”. Infine, manca il coordinamento europeo della politica migratoria, così “la strada dell’asilo rischia di intasarsi se è l’unica per entrare nell’Unione”. Quindi per Vincenzi “la società civile è chiamata a intervenire per favorire altre vie, ad esempio gli ingressi per lavoro, perché l’armonizzazione delle legislazioni è nell’interesse di tutti”.
Laura Badaracchi