Il Consiglio etico ” “nazionale tedesco acconsente ” “all’importazione ” “di cellule staminali embrionali a fini di ” “ricerca: le reazioni ” “dei vescovi ” “” “” “
Il Consiglio etico nazionale tedesco – organismo consultivo in materia di bioetica formato da 23 esperti della materia sia in ambito scientifico che giuridico e morale lo scorso 29 novembre ha fornito un parere positivo all’importazione di cellule staminali embrionali a fini di ricerca. Tale decisione ha riacceso il dibattito sulla bioetica e sulla proposta di modifica della legge tedesca in materia di tutela dell’embrione e suscitato reazioni da parte delle Chiese.
Secondo il vescovo Gerhard Fürst, presidente della Commissione di Bioetica della Conferenza episcopale tedesca e membro del Consiglio etico, il parere positivo non è comunque vincolante in attesa di quanto poi sarà chiamato a decidere il Parlamento. “La pubblicazione dei risultati consultivi del Consiglio etico nazionale non deve essere fraintesa come se fosse una decisione”, osserva Fürst in quanto, secondo quanto afferma il governo tedesco, “la decisione sulla proibizione dell’importazione di cellule staminali embrionali spetta al Bundestag, probabilmente nella seduta del 30 gennaio 2002”.
Già all’interno del Consiglio stesso, d’altra parte, come fanno rilevare sia la fonte episcopale che quella governativa, si sono registrate due linee diverse di argomentazione e, più precisamente, Fürst spiega che “una delle due (9 membri n.d.r.) rifiuta in maniera chiara l’importazione di cellule staminali embrionali” e anche coloro (i restanti 14 membri del Consiglio n.d.r.) “che prospettano un’importazione del genere, sottomettono questa possibilità a condizioni rigide.” Come ricorda il comunicato governativo, la richiesta dei 9 membri contrari era quella “di rinunciare fino alla fine del 2003 all’importazione per tentare di raggiungere gli obiettivi perseguiti dalla ricerca biomedica anche in altra maniera.”
“Il punto di vista della Chiesa cattolica” in merito “alla ricerca sull’embrione” continua il vescovo “è di condanna, in quanto questo tipo di ricerca è contrario tanto alla dignità dell’uomo che alla dignità della vita umana che ha diritto di essere protetta dall’inizio” e quanto alla prossima votazione del Bundestag egli ricorda che “ai deputati rimangono numerosi contributi per prendere la loro decisione, in particolare il ‘Rapporto sulla ricerca sulle cellule staminali’ e la Commissione di inchiesta che il Bundestag ha istituito su ‘Diritto ed etica della medicina moderna’”. Tale Commissione a sua volta ha deciso, a maggioranza, “come non sostenibile dal punto di vista etico e non sufficientemente fondato dal punto di vista scientifico l’utilizzo di embrioni umani a fini di ricerca, anche se avviene all’estero”.
Sono intervenuti nel dibattito anche altri esponenti della Chiesa cattolica, tra cui l’arcivescovo di Colonia, cardinal Joachim Meisner che ha ribadito: “L’uomo si sviluppa come uomo fin dall’inizio, non lo diventa”. E ha proseguito: “La Chiesa deve rifiutare la decisione del Consiglio etico” in quanto “l’importazione di cellule embrionali umane contravviene ai valori fondamentali della dignità dell’uomo” e “si sono dimostrate strade sbagliate tutti i tentativi di accordare alla dignità umana dell’embrione una ‘gradualità’ o ‘dipendenza dallo sviluppo’, in quanto l’uomo è tale fin dall’inizio” e, tutte le posizioni che non riconoscono questo “portano al qualunquismo e all’arbitrio di poter decidere secondo discrezione in merito alla vita dell’uomo.”
“E’ perciò insignificante ha osservato Meisner – per la dignità dell’uomo come sia progredito ‘tecnicamente’ l’atto di procreazione: dalla fusione di cellula uovo e seme ha avuto origine un uomo nuovo al quale spettano, fin dal principio, dignità umana senza limiti e tutti i diritti dell’uomo. Se questo non vale più, rinunciamo a tutti i fondamenti etici della nostra società.”
Deplorevole è perciò, ha concluso il cardinale, “che il Consiglio etico nazionale non abbia trovato il coraggio di tracciare confini chiari sull’argomento. C’è da sperare che il Parlamento non si attenga a questa raccomandazione”.
Patrizia Collesi