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L’Europa delle "avanguardie"” “

Un nuovo Trattato per un’Unione europea che possa funzionare anche con 27 Paesi membri. Una riforma ” “"indispensabile", ” “afferma Riccardi di ” “"Agence Europe" ” “” “

Il 14 e 15 dicembre i capi di Stato e di governo dell’Unione europea si riuniranno a Laeken (Bruxelles) per dare il definitivo via al processo di riforma delle istituzioni europee. Quali prospettive apre questo vertice? E come potranno svilupparsi i lavori della Convenzione in vista della prossima Conferenza intergovernativa (CIG) per la riforma dei trattati? Lo abbiamo chiesto a Ferdinando Riccardi , editorialista e commentatore di “Agence Europe”, l’agenzia che dal 1952 informa sull’attività comunitaria. Riccardi segue la Comunità europea da oltre quarant’anni.

Il Consiglio europeo di Laeken è alle porte. Le posizioni sono già delineate o potranno esserci novità dell’ultima ora?
“Trattandosi di un Vertice cui partecipano i Capi di Stato e di Governo, l’agenda prevede la discussione su tutta l’attualità: quindi anche Afghanistan e lotta al terrorismo. Ma il punto specifico e da tempo atteso riguarda l’apertura del processo che deve condurre alla nuova riforma istituzionale decisiva per trasformare la struttura di una Comunità nata per sei Membri in un’Unione allargata e per questo necessariamente più efficiente. L’obiettivo è duplice: da un lato, garantire che l’UE possa funzionare con ventisette o trenta Paesi membri, dall’altro, che si tenga conto dei cambiamenti nelle ambizioni dell’Unione. Il prossimo Trattato non sarà più preparato con il metodo classico del negoziato diplomatico intergovernativo, bensì da una Convenzione composta da rappresentanti dei Governi, dei Parlamenti nazionali, della Commissione e del Parlamento Europeo. Circostanza solo un anno addietro impensabile considerata la ‘gelosia’ dei Governi in merito alle proprie prerogative. E’ una vera e propria rivoluzione, cui si aggiunge l’altra novità del continuo contatto che la Convenzione avrà con la società civile. Di certo c’è anche la data di inizio dei lavori della Convenzione (marzo 2002) e la loro durata (non più di un anno e mezzo)”.
Cosa dovrà decidere, in particolare, il Consiglio europeo di Laeken?
“Il vertice di Laeken è chiamato a pronunciarsi su alcune questioni aperte: la scelta del Presidente della Convenzione, ad esempio, che vede candidate personalità autorevoli ma diverse quali Amato, Delors e Giscard d’Estaing. O ancora la questione del mandato: alla Convenzione si chiederà di presentare un progetto unico – come vuole il Parlamento europeo – affinché la CIG non se ne discosti troppo, oppure sarà libera di predisporre più opzioni di riforma? I sostenitori di quest’ultima tesi, tra i quali Romano Prodi e la Commissione, vedono negativamente l’eventualità di un solo progetto ritenendo che il consensus già a livello di Convenzione si potrebbe raggiungere solo a scapito delle ambizioni ancor prima dei veri e propri negoziati tra i Governi. E forse è proprio così”.
Cosa dovrebbe indicare il testo che la Convenzione sottoporrà alla Conferenza intergovernativa?
“La Convenzione dovrebbe essere in grado di indicare come riformare il funzionamento delle Istituzioni al fine di renderle efficaci ed adatte ad un’Europa con ventisette Paesi. In sostanza, scegliere tra il metodo intergovernativo ed il metodo comunitario. Il primo esiste da secoli, decidono i Governi in base ad alleanze, ma non dà garanzie di pace e stabilità, come dimostra la storia. Il secondo, invece, si basa sul quadrilatero istituzionale Consiglio, Commissione, Parlamento, Corte di Giustizia in modo tale che le deliberazioni non riflettano gli interessi nazionali bensì gli interessi generali, indipendentemente dall’importanza dei singoli Stati ed evitando al contempo il formarsi di ‘direttori’ dei più forti”.
Che “peso” dovrebbe avere questo testo?
“Le decisioni finali spetteranno comunque alla CIG, in quanto nessuno all’infuori dei Governi può pretendere di decidere su materie non ancora in comune. La CIG è quindi indispensabile per la democraticità e la rappresentatività delle decisioni che si assumeranno. Tuttavia, non mancherà il riconoscimento del peso effettivo dei lavori della Convenzione: per la natura stessa della Convenzione i Governi non potranno ignorare quanto proposto. Nella Convenzione ci sono gli stessi Governi, i Parlamenti nazionali che dovranno ratificare il Trattato, Commissione e Parlamento europeo che portano un bagaglio di esperienza e conoscenza, una Presidenza di prestigio. Vi è comunque il rischio che, per un motivo piuttosto che per un altro, uno o più Governi o Parlamenti nazionali decidano di non allinearsi con gli altri su alcune materie. Per questo è necessario che si cambi il sistema che impone le ratifiche da parte di tutti i Parlamenti come condizione per l’entrata in vigore di un Trattato. Dovrebbe valere invece il principio per il quale non si può imporre a nessun Paese di avere più integrazione di quella che desidera, a patto che nessun Paese blocchi la volontà degli altri di andare avanti. E’ l’Europa delle avanguardie, aperte a tutti, non l’Europa à la carte“.
Quali previsioni si possono fare in merito alla futura architettura istituzionale europea? Costituzione, Federazione, o altro?
“Quattro considerazioni. La prima: è indispensabile mantenere ed estendere il metodo comunitario, vera garanzia per evitare i conflitti ed eventuali deviazioni antidemocratiche. La seconda: il metodo intergovernativo non dà garanzie, al massimo può costituire una transizione temporanea. La terza riguarda la cosiddetta ‘Federazione di Stati-Nazione’, formula criticata dal punto di vista giuridico perché contraddittoria nei suoi stessi termini. Forse è così, ma la vedo più come un messaggio politico: vi è la parola ‘Federazione’, che implica appunto il carattere federale di alcuni aspetti dell’integrazione europea (come la Banca Centrale europea o la gestione della Politica agricola comune). C’è poi il termine ‘Stati-Nazione’, che indica chiaramente che l’obiettivo non è un Super Stato europeo. Si fanno salve, al contrario, identità, culture e tradizioni degli Stati che compongono l’Unione. La quarta ed ultima considerazione riguarda la ‘Costituzione’: il termine lascia perplessi, perché con Costituzione si intende di solito un Patto tra Cittadini che condividono lo stesso stile di vita, le stesse condizioni. Meglio sarebbe forse parlare di ‘Trattato costituzionale'”.
Come valuta il dibattito delle ultime settimane sul futuro dell’Europa?
“Il problema consiste nel capire se il modo con cui sarà seguito il processo all’interno della Convenzione e della CIG è stato preparato con la sufficiente partecipazione dell’opinione pubblica. Ogni Paese è stato invitato ad organizzare un dibattito interno per permettere alla società civile di esprimersi. E’ difficile dare una risposta uniforme perché i dibattiti nazionali sono stati diversi. Tuttavia, ci sarà modo per farsi sentire anche successivamente. Comunque, non è mai facile appassionare con i temi istituzionali: si rimprovera all’Europa una certa lontananza, ma quello che il Cittadino chiede (controlli alimentari, spazio di libertà, giustizia e sicurezza, trasporti sicuri solo per fare alcuni esempi) già si trova nei programmi dell’UE. Affinché tutto possa divenire realtà deve riuscire la riforma istituzionale. Diceva Delors che non servono strumenti bellissimi se non si sa cosa farne ma che nemmeno serve avere grandi ambizioni se non si dispone degli strumenti per realizzarle. Per realizzare le ambizioni ci vogliono Istituzioni forti”.