Le diverse confessioni religiose hanno raccolto l’invito del Papa” “” “” “
Anche la Chiesa cattolica svizzera si mobilita per rispondere all’appello di Giovanni Paolo II. A Ginevra, per esempio, con il sostegno della “piattaforma interreligiosa” della città, è in programma domenica 16 dicembre una celebrazione che riunirà le comunità cristiane, ebraiche e musulmane della città. Riportiamo commenti e stralci di messaggi che sono stati diffusi in questi giorni per la giornata del 14 dicembre.
I vescovi: “che il bene possa trionfare sull’odio”. La Conferenza dei vescovi svizzeri ha espresso, la settimana scorsa, la sua preoccupazione per la situazione mondiale attuale, “caratterizzata da molteplici tensioni e da un’insicurezza crescente”. I vescovi ricordano non solo l’11 settembre ma anche il tragico attentato al Parlamento di Zoug del 27 settembre, che ha scioccato la città. I vescovi credono fermamente che gli avvenimenti di questi ultimi mesi non debbano paralizzare i fedeli nello smarrimento, bensì “accrescere la solidarietà, mobilitare la preghiera di tutti i credenti, affinché il bene possa trionfare sull’odio”. La Conferenza episcopale svizzera, facendo sua la proposta del Papa, invita tutti i cattolici a partecipare al digiuno e a devolvere le offerte ai poveri, “in particolar modo a quelli che in questo momento soffrono per le conseguenze del terrorismo e della guerra”. Il 14 dicembre l’episcopato trasmetterà un messaggio ai musulmani in occasione della fine del Ramadan.
Il digiuno, apertura verso Dio. Il digiuno dà alla preghiera una nuova forza. E’ il parere di mons. Pierre Farine, vescovo ausiliare di Ginevra, secondo il quale “nel mondo in cui viviamo oggi, il digiuno favorisce una particolare predisposizione di apertura verso Dio. Privarsi del cibo manifesta anche la nostra appartenenza a Dio”. “Gli appelli del Santo Padre ha sottolineato il vescovo – sono per tutti, non si rivolgono soltanto ai cattolici ma i cattolici dovrebbero essere i motori di questo appello”.
La dimensione sociale del digiuno. Il digiuno è, nello stesso tempo, personale e sociale. Mons. Farine ha osservato che un digiuno non si spiega senza una dimensione sociale e ha ricordato la povertà che si nasconde dietro la ricchezza anche a Ginevra, dove il 10% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Questa cifra impressionante dimostra che “tutto il sistema è sbagliato”, spiega il vescovo: “si tratta della disparità tra Nord e Sud, paesi ricchi e paesi poveri”. È per questo motivo che secondo mons. Farine l’invito al digiuno è così importante anche dal punto di vista sociale: la giustizia sociale deve essere estesa e l’appello riguarda tutti. Gli attentati che sono stati compiuti a settembre negli Stati Uniti sono dei chiari atti terroristici, visibili e pubblicizzati dai mass media ma “tutte le ingiustizie che viviamo ogni giorno sono atti di terrorismo latente”.
No “allo scontro fra le civiltà”. La Chiesa di Ginevra compie un passo avanti nel suo impegno per la pace. Le chiese cristiane, le comunità ebraiche e musulmane, hanno infatti elaborato un messaggio interreligioso e organizzato, per domenica 16 dicembre una celebrazione per opporsi “allo scontro fra le civiltà”. Il messaggio interreligioso è firmato dal pastore Joël Stroudinsky, Presidente della Chiesa protestante di Ginevra, Pierre Farine, vescovo ausiliare della Chiesa cattolica, Jean Claude Mokry, parroco della Chiesa cattolica cristiana di Ginevra, François Garaï, rabbino della Comunità israelita liberale di Ginevra, e Hafid Ouardiri, portavoce della Moschea di Ginevra. “Il digiuno afferma il messaggio – che conduce ad un distacco necessario, favorisce la serenità e il dialogo per promuovere pace”. Con la preghiera si chiede “la grazia del discernimento e il senso di giustizia che aprono vie nuove di pentimento e di riconciliazione”. Secondo i firmatari del messaggio interreligioso, la condivisione porterà “i benefici del perdono, sia nella festa della fraternità ritrovata che nel dono ai più poveri, soprattutto alle vittime dei conflitti”.