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Grecia: il tempo dello spirito” “

Nonostante le difficoltà di dialogo con gli” ” ortodossi, "la speranza non viene mai meno", afferma il presidente ” “dei vescovi greci ” “” “

4 maggio 2001: Giovanni Paolo II si reca in visita ad Atene. “Superare in spirito di carità reciproca le controversie passate e le persistenti incomprensioni perché è il Signore che ce lo chiede”, afferma in quell’occasione il Papa incontrando Sua Beatitudine Christódoulos, arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia. Un appello accompagnato dalla richiesta di perdono “per le occasioni passate e presenti, nelle quali figli e figlie della Chiesa cattolica hanno peccato con azioni ed omissioni contro i loro fratelli e le loro sorelle ortodosse”. “La divisione fra i cristiani è un peccato di fronte a Dio – aggiunge Giovanni Paolo II – ed uno scandalo di fronte al mondo. E’ un ostacolo alla diffusione del vangelo perché rende meno credibile la nostra proclamazione”. Ad otto mesi da quella visita e alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18 – 25 gennaio) abbiamo rivolto alcune domande al presidente della Conferenza episcopale greca, mons. Nikolaos Foskolos , arcivescovo di Atene.

Dopo la visita del Papa del maggio 2001 come sono i rapporti tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa?
“Una visita, come già detto dall’arcivescovo ortodosso di Atene, Christodoulos, non risolve i problemi. Certo per noi cattolici è stata un evento felice. Abbiamo ricevuto una conferma nella fede. La richiesta di perdono del Papa poi ha creato un clima favorevole per stringere relazioni più strette tra le due Chiese. Ma non è facile proseguire su questa strada perché Roma non conosce bene l’Oriente e l’Oriente non conosce bene Roma. Resta comunque una grande speranza per un dialogo proficuo”.
La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani potrebbe dare ulteriore impulso a questo dialogo?
“Lo crediamo davvero. Nelle nostre chiese sono previste diverse celebrazioni che avranno il culmine in quella domenicale del 20 gennaio che si terrà nella cattedrale. Tuttavia c’è da dire che in tutte queste celebrazioni non è prevista nessuna presenza ufficiale della Chiesa ortodossa. Ma non è una novità visto che mai ha partecipato a tali iniziative”.
E le altre chiese cristiane?
“Saranno presenti oltre ai cattolici greci ed armeni, gli armeni non cattolici ed i fratelli delle Chiese protestanti. Avremo delle preghiere con le altre confessioni, per esempio nella chiesa evangelica di Atene. E’ possibile la presenza di alcuni ortodossi ma solo a titolo del tutto personale. E’ capitato di vedere anche dei sacerdoti ortodossi che tuttavia temono di prendervi parte perché secondo i sacri canoni della Chiesa ortodossa è proibito pregare in comunione con scismatici ed eretici, quali vengono considerati i cattolici”.
Come è vissuta dai cattolici greci questa difficoltà di dialogo?
“I nostri fedeli sono dispiaciuti per questa situazione. Sanno bene che nella mentalità greco-ortodossa chi non è ortodosso non è considerato greco ma straniero. Una cosa difficile da comprendere per chi non vive in Grecia”.
Nonostante ciò i cattolici greci credono ancora al dialogo ecumenico?
“Certamente. La nostra mano è sempre tesa verso tutte le chiese sorelle, ortodossa in primo luogo. Il dialogo non si costruisce con il tempo dell’uomo ma con quello dello Spirito. Il viaggio del Pontefice lo sta a dimostrare. Se rimaniamo sul piano della speranza umana si dovrebbe parlare di tempi molto lunghi, ma se parliamo di tempo dello Spirito allora tutto è possibile. In questo senso la speranza non viene mai meno”.
D.R.