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"Crescere nell’unità è onorare le differenze dell’altro, che ” “arricchiscono l’intera Chiesa di Cristo", ” “afferma Richard Garrard, direttore ” “del centro anglicano ” “di Roma ” “” “
L’arcivescovo di Canterbury, George Carey ha presentato da qualche giorno le dimissioni perciò non ha partecipato alla giornata di preghiera per la pace nel mondo ad Assisi il 24 gennaio. A suo nome è intervenuto Richard Garrard , vescovo assistente della Chiesa d’Inghilterra per la diocesi d’Europa e direttore del centro anglicano di Roma. Lo abbiamo intervistato.
Che cosa rappresenta per lei l’incontro di Assisi?
“L’incontro di Assisi è una iniziativa straordinaria. E’ molto importante che i leader delle religioni del mondo si ritrovino insieme per la pace. Ed è importante che insieme dichiarino che credere in Dio è credere nella pace, credere nell’armonia tra i popoli. L’incontro di Assisi aiuta a chiarire la volontà di Dio per il mondo”.
Come non permettere che le religioni siano strumentalizzate?
“Oggi abbiamo capito che non possiamo seguire il Dio dell’amore utilizzando mezzi violenti. Ci abbiamo messo molto tempo per imparare questa lezione ma grazie a Dio l’abbiamo capito. Ci sono ancora frizioni tra comunità religiose e non solo in Irlanda del Nord ma in tutto il mondo come per esempio tra musulmani e indù in Kashmir. Questi fatti ci dicono quanto sia importante l’impegno delle religioni per creare rapporti di amicizia e ponti di dialogo tra i popoli, nella speranza che la Verità possa raggiungere tutti i credenti in Dio, in ogni parte del mondo”.
I leader religiosi hanno a cuore il problema delle ingiustizie sociali?
“Gesù ci ha detto di amare il prossimo più di noi stessi. E il prossimo ha i nostri stessi diritti. Dobbiamo quindi testimoniare questo amore ma soprattutto metterlo in pratica. Sì, la pace ha un presupposto e questo presupposto è la giustizia. Il fatto che i credenti non siano stati perfetti in passato, non significa che non lo potranno essere in futuro, cominciando da adesso. Nel campo della giustizia sociale e nella lotta contro la povertà, c’è un grande lavoro da fare. E lo si può realizzare anche attraverso campagne in Italia, nel Regno Unito, negli Stati Uniti”.
Come educare i giovani alla pace?
“I leader delle Nazioni e delle religioni possono educare alla pace dando per primi l’esempio”.
Qual è il suo messaggio per Assisi?
“Dobbiamo essere impegnati nel processo di pace e nel lavoro per la giustizia nel mondo. L’arcivescovo Carey era molto dispiaciuto per non aver potuto partecipare personalmente all’incontro di Assisi. Carey ha dato al dialogo interreligioso una grandissima priorità nel corso del suo lavoro come arcivescovo ed ha promosso molte iniziative interreligiose per la giustizia sociale”.
L’incontro di Assisi ha coinciso con la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Cosa significa?
“I cristiani pregano insieme. Quello che dobbiamo fare è lavorare per la piena comunione della Chiesa di Cristo. Cristo sceglie come suoi discepoli persone tra loro molto differenti. E quando le persone crescono nella comunione tra loro, non diventano improvvisamente uguali, non si esprimono con le stesse parole né si comportano con gli stessi atteggiamenti. Crescere nell’unità è onorare le differenze dell’altro. Sono le differenze ad arricchire l’intera Chiesa di Cristo. Non solo. L’unità dei cristiani è un’occasione anche per il resto del mondo”.
Cosa ha significato per voi la predicazione del card. Murphy O’Connor alla Regina?
“Molte persone di differenti tradizioni cristiane sono state invitate a predicare. Ma questo invito ha aperto un varco. E’ stato cioè compiuto un piccolo passo verso la riconciliazione. Naturalmente ci sono molte altre cose ancora da chiarire ma è stato dato un buon segno”.
Maria Chiara Biagioni