Austria: la dignità del morente” “

” “Una proposta di legge innovativa verrà discussa nei prossimi giorni dal Parlamento austriaco: periodi di aspettativa dal lavoro per chi assiste i propri congiunti in fase ” “terminale” “


Il Parlamento di Vienna discuterà nel prossimo mese di febbraio (presumibilmente il giorno 11) un progetto di legge presentato a dicembre che prevede la possibilità di un periodo di aspettativa, variabile tra i 3 e i 6 mesi, per assistere i propri congiunti malati, anziani o in fase terminale. Il ministro dell’economia Martin Bartestein lo ha descritto come “la risposta dell’Austria alla legge sull’eutanasia dei Paesi Bassi” e ha aggiunto: “Come i genitori accompagnano i loro figli ad entrare nella vita, anche i figli dovrebbero poter accompagnare i propri genitori e i parenti prossimi alla fine della loro vita”.

Il disegno di legge. Secondo quanto previsto, il lavoratore in futuro dovrà avere diritto ad una riduzione del proprio orario di lavoro fino a zero ore per accompagnare un congiunto fino alla morte. Potrà beneficiare di questa legge chi assiste il coniuge ma anche parenti prossimi, zii, nipoti e figli adottivi e si potrà richiedere l’aspettativa per più di una persona. I lavoratori che effettueranno questo tipo di assistenza saranno tutelati contro il licenziamento e i loro contributi di malattia e quelli a fini pensionistici verranno finanziati con il fondo per la disoccupazione. Chi godrà di aspettativa a tempo parziale, con riduzione oraria della giornata di lavoro, riceverà un’indennità pari al mancato stipendio. Anche i disoccupati avranno diritto a questo tipo di aspettativa. La nuova legge dovrebbe entrare in vigore, secondo il governo, il 1° luglio prossimo.

Le reazioni. Soddisfazione per il progetto di legge è stata espressa dal card. Franz König, arcivescovo emerito di Vienna, il quale lo ritiene “un esempio per l’Europa, del quale siamo molto soddisfatti” e una “testimonianza del fatto che nella nostra democrazia il bene comune è condiviso da tutti i partiti presenti nel Parlamento”. Positive le reazioni da parte dell’associazione Hospiz-Oesterreich, che si preoccupa fin dal 1987 di offrire una qualificazione interdisciplinare ai congiunti dei malati sotto forma di corsi base, come quelli di medicina palliativa. La presidente dell’associazione, suor Hildegard Teuschl, ha definito il progetto di legge come “un primo passo importante al quale altri devono fare seguito”. Il rifiuto dell’aiuto attivo alla morte e il sostegno ad un piano per gli ospizi a livello nazionale è, a suo parere, “un criterio di qualità politico e sociale significativo per una vita vissuta con dignità fino alla fine”.

Anche la Caritas si esprime a favore di questa legge ma, secondo Franz Küberl, direttore della struttura a livello nazionale, e Michael Landau, direttore della sezione di Vienna, ad esso devono seguire adeguate “possibilità di sviluppo” del progetto. L’Austria riveste ora in Europa “un ruolo precorritore per una cultura della vita alla quale appartiene, come elemento indivisibile, una cultura della morte” e “la società austriaca non potrà che beneficiare di questa strada intrapresa”. D’altra parte, rilevano i due esponenti della Caritas, se il progetto “ha creato le condizioni di base affinché la vita possa essere vissuta con dignità fino alla morte”, ora “dobbiamo fare in modo che tutti possano permettersi di accompagnare i propri congiunti in queste ultime tappe della vita”. Perciò, sottolineano, “il peso finanziario di tale scelta non può ricadere tutto unicamente sulla famiglia. Vanno create condizioni ottimali per il processo di separazione dalla vita, sia per chi sta morendo e sia per chi lo accompagna.” Quando si parla di questo tipo di aspettativa dal lavoro, andrebbe scelto un tipo di linguaggio adatto, sottolineano Küberl e Landau: “Non si dovrebbe parlare di aspettativa per assistenza quanto di ‘accompagnamento’. Meglio ancora ricorrere al concetto di ‘aspettativa per ospizio’, sia che si tratti di un accompagnamento che avviene a casa, sia che avvenga in un ospizio vero e proprio”.
Patrizia Collesi