Regno Unito: non risuscitare!” “

” “Numerosi i casi di eutanasia passiva: ora si vorrebbe anche una legge per garantirla” “


Un legge con la quale una persona invalida o molto malata può firmare una delega a un rappresentante il quale deciderà, in caso di coma o di aggravarsi della malattia, che il malato può venire lasciato morire di fame o di sete o si possano sospendere i medicinali che gli consentono di vivere. La proposta, già legge nell’ordinamento scozzese, fa parte del programma politico del partito laburista di Tony Blair, ma non è stata ancora presentata in Parlamento. In attesa della legge, l’eutanasia passiva in Gran Bretagna viene già praticata a partire dagli anni Novanta grazie ad una sentenza dell’Alta Corte. Con la “ sentenza Bland“, l’Alta Corte e la Camera dei Lords hanno permesso di sospendere nutrimento e acqua che mantenevano in vita Anthony Bland, un diciassettenne rimasto in stato di coma dopo aver riportato lesioni al cervello durante il disastro del 1989 allo stadio calcistico di Hillsborough. La “sentenza Bland” rende possibile almeno una decina di casi di “eutanasia passiva” ogni anno. Mentre l’eutanasia attiva, ovvero la pratica con la quale si induce direttamente la morte dei pazienti terminali, è illegale. Secondo il Movimento per la vita i casi di eutanasia passiva sono anche più frequenti di quanto si sappia. E’ sufficiente che lo staff di un ospedale si metta d’accordo per lasciar morire un malato.

Nel 1985, in un processo noto come “il caso del Dottor Arthur”, John Pearson, un bambino affetto da sindrome di Down, venne rifiutato dalla madre al momento della nascita. Il dottor Arthur, pediatra che l’aveva in cura, prescrisse un sedativo al bambino che lo intontisse tanto da fargli dimenticare di mangiare. Il bimbo morì dopo due giorni. Il dottor Arthur venne assolto dall’accusa di omicidio perché il tribunale stabilì che si era limitato a prescrivere un medicinale che aveva provocato indirettamente la morte del bambino, ma non si era reso responsabile di un atto di eutanasia attiva. I gruppi di pressione che vorrebbero legalizzare l’eutanasia sostengono che, dal momento che il suicidio non è più un crimine, chiunque deve poter morire con dignità e senza dolore. Un dottore può somministrare a un paziente una forte dose di oppiacei, la morfina per esempio, che provochino la sua morte senza essere incriminato. E’ il cosiddetto “principio del doppio effetto”, poiché l’intenzione del medico era di alleviare la sofferenza del paziente e non di ucciderlo. In molti ospedali è ormai diventata pratica diffusa scrivere “Non risuscitare” sulle note dei pazienti più deboli. Infermiere e dottori non tenteranno di rianimare quel malato grave per non procurargli ulteriore sofferenza. Rifiutata dall’Alta Corte britannica è stata la richiesta di suicidio assistito avanzata da Diane Pretty gravemente malata che vorrebbe che il marito la aiutasse a morire. Benché si tratti di suicidio, la causa di Diane Pretty è sostenuta da molte organizzazioni che si battono per la legalizzazione dell’eutanasia. La donna è ricorsa alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Se la sua richiesta venisse accolta, per la prima volta tra i diritti umani verrebbe riconosciuto il diritto a morire anziché a vivere.

A condurre la battaglia per il diritto alla vita sono invece le Chiese cristiane, quella cattolica e quella di Stato anglicana. Il “ Movimento per la vita” raccoglie qui diverse organizzazioni. Una fra le più attive è la “Società per la protezione dei bambini non nati”, (Spuc) vicina agli evangelici della “Chiesa di Inghilterra”. “Trasformare la vita umana in un bene di consumo del quale si può decidere a piacimento avrà conseguenze gravissime per l’intera società”, spiega Paul Tally, portavoce della “Spuc”: “Possiamo apparire misericordiosi perché lasciamo morire persone in stato di coma ma in questo modo generiamo una mentalità che emargina gli anziani, le persone deboli, i portatori di handicap, i depressi. Con la legalizzazione dell’eutanasia chi è malato o bisognoso di cure potrebbe sentirsi un peso e chiedere perciò di morire”.