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La diversità delle tradizioni orientali ed occidentali promuoverà la cultura europea… perciò si dovrebbe parlare non tanto di una ‘amplificazione verso oriente’, bensì di una ‘europeizzazione’ dell’intera area continentale""” “” “
“L’Europa nel pensiero e nell’opera di Giovanni Paolo II” è il tema del III Forum internazionale promosso dalla Fondazione Algide De Gasperi, il 22 febbraio a Roma, presso la Camera dei Deputati. Il Forum intende porre in rilievo “il sostegno e l’incoraggiamento dati da Giovanni Paolo II al processo di unità europea, sin da quando era membro dell’episcopato polacco sotto la dittatura comunista ed esortava i giovani intellettuali ed operai a guardare con fiduciosa speranza alla costruzione, in occidente, della Comunità europea nella libertà”, spiega il presidente della Fondazione, il sen. Angelo Bernassola. Quattro le sessioni di lavoro in cui si articolerà il Forum; tra i relatori, il prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, card. Achille Silvestrini, il senatore a vita Giulio Andreotti, il vicepresidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea), mons. Attilio Nicora, il Sttosegretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, mons. Celestino Migliore . A quest’ultimo il Sir ha posto alcune domande.
Come si potrebbe definire la “politica europea” di Giovanni Paolo II?
“A voler dare una definizione della politica europea di Giovanni Paolo II si rischierebbe di comprimere e di ridurre una visione che non è affatto volontarista né schematica, ma piuttosto attenta a vari fattori importanti come la storia, le tradizioni, i valori, il patrimonio religioso e culturale e soprattutto il bene delle popolazioni europee, quello che il magistero pontificio chiama il “bene comune europeo””.
Qual è la sua visione di unità d’Europa? Quanto conta la sua provenienza da un Paese dell’Est?
“L’ha illustrata egli stesso quando, in visita a Vienna nel 1998, proprio mentre l’Austria stava per assumere la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, così si espresse: “Auspico che possano essere compiuti passi utili ad avvicinare l’oriente e l’occidente del continente: i due polmoni dei quali l’Europa non può fare a meno se vuole respirare. La diversità delle tradizioni orientali ed occidentali promuoverà la cultura europea… perciò si dovrebbe parlare non tanto di una ‘amplificazione verso oriente’, bensì di una ‘europeizzazione’ dell’ntera area continentale””.
In che cosa consiste l’impegno della Santa Sede per realizzare questa “politica europea” del Pontefice? Su quali principi si fonda e in quali azioni concrete si traduce?
“Tra i principi illustrati in diverse occasioni dal Santo Padre, segnalerei i seguenti, in particolare: il bene comune europeo. Nella concezione che la Chiesa cattolica ha del bene comune, esso non significa appena la composizione democratica degli interessi dei gruppi e degli individui, ma contiene un importante riferimento alla “perfezione” cui è chiamata ogni persona e ogni società; il superamento degli egoismi nazionali, di modo che l’Unione europea sia la più vasta possibile; la sussidiarietà, principio indispensabile al riconoscimento, alla promozione e all’interazione delle diverse identità culturali, sociali e religiose dei popoli europei; la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Diritti che non sono rivendicazioni contro la natura dell’uomo, ma, anzi, non possono che derivarne. Si può dire che la Santa Sede ha accompagnato assiduamente e fattivamente i lavori delle istituzioni europee fin dal loro nascere. Mantiene una Missione permanente presso il Consiglio d’Europa, una Nunziatura Apostolica presso l’Unione Europea; aderì come partecipante alla Conferenza ed è ora membro dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione europea (Osce)”.