Le radici cristiane” “

” “Dopo le discussioni che hanno accompagnato la redazione della carta dei diritti fondamentali, la Convenzione viene sollecitata a valorizzare le radici cristiane dell’Europa” “


Il 28 febbraio 2002 si terrà la seduta inaugurale della Convenzione sul futuro dell’Europa, presieduta da Valéry Giscard d’Estaing, già presidente della Repubblica francese. I lavori proseguiranno fino al 2003. “Il mandato della convenzione – osserva Bernard Seillier, senatore dell’Aveyron, intervistato da Sir Europa – riguarda, in particolare, quattro punti già indicati dalla dichiarazione di Nizza sul futuro dell’Unione: il ruolo dei parlamenti nazionali, la semplificazione dei trattati, l’inserimento della carta dei diritti fondamentali nei trattati, la delimitazione più precisa delle competenze tra l’Unione Europea e gli Stati membri”.

La libertà religiosa. Seiller, da anni impegnato nelle istituzione europee, riflette anche sul problema delle radici cristiane del continente che la Convenzione è chiamata a tenere presenti e valorizzare, dopo le discussioni al riguardo che hanno accompagnato la formulazione della carta dei diritti fondamentali. “La vera domanda – osserva Seiller – è quella della libertà religiosa nell’Unione europea. Questo problema spesso è mal posto per un ‘malinteso senso di laicità'”. E spiega: “Il rispetto della libertà religiosa comporta il rispetto degli insegnamenti morali delle confessioni religiose”, purché non minaccino l’ordine pubblico o il rispetto altrui. Gli ambiti ai quali fa riferimento il senatore sono anzitutto quelli della vita, la scuola, la difesa della natura il rispetto della persona fino alla morte. Difendere la libertà religiosa, a suo avviso, significa anche garantire un’educazione scolastica “rispettosa dei valori cristiani”.

L’allargamento. L’allargamento dell’Europa a 27 paesi sarà un’altra delle questioni centrali che la Convenzione sarà chiamata ad affrontare. A questo proposito il senatore osserva che “l’ampliamento è una necessità urgente affinché l’Europa possa ‘respirare con i suoi due polmoni’, come ha affermato più volte Giovanni Paolo II”. Tuttavia, prosegue, in questo cammino verso l’allargamento gli ostacoli da superare e i problemi da risolvere non mancano. Anzitutto, spiega, “dobbiamo ricordarci che il livello salariale e i prezzi nei futuri Paesi membri dell’Unione sono molto inferiori rispetto all’Europa occidentale”. D’altronde, nella parte più ricca del continente si registra “un numero assai rilevante di poveri. Ad esempio, ci sono più di 4 milioni di persone in Francia che vivono al di sotto della soglia della povertà secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale della povertà e dell’esclusione”. Inoltre, “l’ampliamento susciterà delle inquietudini sull’evoluzione del fisco poiché, per avere successo, richiede una crescita delle risorse finanziarie”.

I mercati. Intanto le imprese dell’Europa occidentale sono già massicciamente presenti sui mercati centro orientali. “L’investimento a costi inferiori corrisponde anche ad una produzione a costi inferiori e, quindi, un incitamento alla delocalizzazione delle industrie dell’Ovest verso i paesi dell’Est Europa – spiega Seiller – ma resta difficile prevedere il risultato globale dei movimenti di migrazione di capitali e di mano d’opera. Ciò dipenderà dai settori e dai rami dell’economia”.
Ad esempio, “nel settore agricolo è verosimile che gli agricoltori europei, ancora legati ad un’agricoltura familiare alimentare, patiranno un’evoluzione che già sovverte il mondo contadino. Tale questione, che mi sembra rilevante per le sue conseguenze in termini di civiltà, non è stata sollevata in modo specifico nel dibattito in relazione all’ampliamento”. In realtà, “la questione di fondo è quella del modello economico di riferimento che l’Unione Europea adotterà di fronte al numero immenso di poveri che cresce sia nell’Est che nell’Ovest”.