Nell’Unione europea “purtroppo le regole politiche comuni sono troppo poche e si assiste di conseguenza ad una grave incertezza del diritto per le chiese e le comunità religiose”. Lo ha detto l’ambasciatore Robert Weninger, consigliere politico del presidente della Commissione Europea, intervenendo al convegno su “La nuova Europa, l’allargamento, possibilità e problemi” promosso in questi giorni a Vienna su iniziativa dell’Associazione per la promozione dell’etica sociale cattolica nell’Europa centrale e meridionale. “I problemi del culto al momento attuale ha osservato Weninger – sono di competenza dei diritti nazionali, che li regolano in maniera molto diversa nei singoli Stati membri: si va da una chiesa statalizzata fino ad un rapporto di tipo laicista di divisione Stato-Chiesa”. Anche se “un certo numero di questi problemi sono riconosciuti nel diritto comunitario europeo, come il riposo domenicale e le festività religiose”. Quello che manca, è “un ufficio di coordinamento a livello centrale nell’Ue per le comunità religiose”. Weninger si è detto infine convinto dell’importanza svolto dalle comunuità religiose al processo di unificazione europea che per portarla avanti ha bisogno non solo di riformare le istituzioni dell’Unione, ma anche promuovere e rafforzare la “società dei cittadini” in una Unione concepita in maniera federalista. L’allargamento porterebbe, per tutte le parti in causa “un arricchimento a numerosi livelli e un’europeizzazione dell’Unione Europea, che senza allargamento rimarrebbe un frammento”. Non trovano alcun fondamento infine, secondo le parole di Weninger, i moniti su “un’islamizzazione dell’Europa” in quanto i circa 15 milioni di musulmani viventi in Europa sono per la maggior parte immigrati – diversamente dai musulmani americani, dei quali una percentuale significativa sono convertiti – fortemente condizionati dalla lingua e cultura dai loro paesi d’origine.