Della “Convenzione sul futuro dell’Europa”, che apre i lavori in questi giorni a Bruxelles, si occupa Thomas Fuller, sull’ Herald Tribune (27/2), secondo il quale “i leader politici europei sono stati convocati per ridistribuire potere in una nuova, allargata Europa e per rimpiazzare la complessa e confusa rete di trattati che governa oggi l’Unione Europea”. L’autore dell’articolo traccia un parallelo tra la situazione attuale del vecchio Continente e le “sfide” che gli americani avevano dovuto affrontare a Philadelphia, nel 1787. “La convenzione europea scrive infatti Thomas Fuller cercherà i modi per distribuire il potere tra i grandi e i piccoli stati, facendo attenzione a non minacciare il potere di alcuni governi nazionali europei più scettici. La discussione ha contrapposto coloro che vogliono che l’Unione europea abbia un ramo esecutivo più forte forse includendo una elezione diretta o indirtta del capo dell’esecutivo a quelli che vogliono che il potere sia mantenuto tra i membri del governo”.
Sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung del 27/2 il deputato della CDU Wolfgang Schäuble scrive un commento sulle riforme dell’Unione europee, intitolato “ La nazione è ben conservata in Europa” dove afferma che “ la questione chiave di tutte le riforme è: chi deciderà in futuro su cosa?” e “ che cosa dovrà decidere in futuro l’Europa e cosa rimarrà di competenza degli stati membri? La risposta a questa domanda fornisce alla popolazione il motivo per l’attualità dell’unificazione europea.” “ Gli Stati nazionali europei, se vogliono davvero soddisfare i loro compiti classici e le aspettative dei loro cittadini sostiene Schäuble – sono avviati verso la cooperazione. La nazione e l’Europa si condizionano reciprocamente. La nazione non si perde nell’Europa, ma ne guadagna in sicurezza. Soltanto tenendo in mente questo concetto di Europa e di nazione il processo di unificazione europea porterà ad un buon risultato.”; ed afferma ancora che: “La sovranità non passa all’Unione, ma viene di fatto suddivisa a lungo tra l’Europa e gli stati nazionali.” Per concludere infine che “ Un’Europa unita costituisce un contributo decisivo per un mondo migliore nel XXI secolo, e proprio per questo le nazioni europee possono essere sicure soltanto in Europa.”
Il diniego, da parte di un genitore musulmano, di scolarizzare i suoi sei figli in una scuola cattolica e la denuncia per la presunta vendita di una minorenne, dal padre marocchino, a scopo di matrimonio, riaccende il dibattito sul conflitto tra culture. Secondo El Pais del 24/02 emerge “ la mancanza di volontà di adattamento di alcuni immigrati alle leggi, regole e norme sociali che è una bomba ad orologeria per la democrazia, il pluralismo e la società aperta.” Sullo stesso quotidiano Mikel Azurmendi ritiene che “ la democrazia non è solo lo stato di diritto, ma soprattutto un sistema culturale nel quale si integrano migliaia di immigrati che fanno quello che vogliono nella propria vita privata senza il venir meno della propria dignità e dei propri diritti“. Su ABC del 26/02 José Chamizo ritiene invece che sia “necessario trattare questi temi con buon senso perché siamo su una polveriera e, senza volere, possiamo provocare la xenofobia“.
“Gli apprendisti stregoni dell’olimpismo”. Si intitola così un articolo pubblicato in prima pagina da Le Monde del 27/2, e dedicato ad un’analisi delle Olimpiadi invernali che si sono appena concluse a Salt Lake City, in Canada, tra le polemiche insorte dopo l’accertamento di diversi casi di doping, con conseguenti squalifiche, medaglie tolte e riassegnate. L’atto “più gravido di conseguenze” degli ultimi giochi olimpici, sostiene Gilles van Kote, “non è nato dall’attitudine di un giudice, forse influenzabile, o di atleti, tentati a fare ricorso a sostante illecite ma all’interno stesso dell’istituzione olimpica, il Comitato olimpico internazionale”, che “ha fatto sforzi notevoli in materia di lotta al doping e di trasparenza” ma ha preso comunque “una decisione precipitosa, sotto la pressione considerevole dei media americani e canadesi” e “ha gettato i giochi in un caos sportivo senza precedenti”.