la casa comune" "
” “Pellegrinaggi, ” “visite apostoliche, ” “proclamazione di cinque nuovi patroni, 700 interventi: sono il segno dell’impegno del Papa per la "casa comune" ” “” “” “
Un deciso richiamo al ruolo svolto dal cristianesimo nella costruzione del vecchio continente, “ciò che l’ha reso grande nel passato e ancora oggi lo impone all’ammirazione degli altri popoli”, e l’auspicio che nel processo di riunificazione europea venga adeguatamente valorizzato il contributo offerto dal mondo slavo: sono i due temi sui quali si è soffermato il Papa ricevendo in udienza i partecipanti al III Forum internazionale promosso nei giorni scorsi a Roma dalla Fondazione Alcide De Gasperi su “L’Europa nel pensiero e nell’opera di Giovanni Paolo II” (cfr. Sir Europa n.7/2002). Due aspetti che avevano già percorso, come un filo rosso, tutto il convegno.
La riunificazione dell’Europa. “L’Europa ha osservato Giovanni Paolo II è nata dall’incontro tra la civiltà greco-romana e il mondo germanico e slavo”. Rilevando l’importanza dell’apporto “dei popoli slavi alla cultura del continente” e la “dolorosa frattura religiosa tra Occidente e Oriente” che “ha impedito la piena integrazione di alcuni di essi nell’Europa”, il Papa ha ribadito la necessità per la Chiesa “di respirare con due polmoni”. “Oggi constato con soddisfazione ha proseguito che parecchi Paesi dell’Europa centrale e orientale chiedono di poter entrare nell’Unione europea per svolgere in essa un ruolo creativo”. Di qui l’esortazione ai Quindici: “Mi auguro che i responsabili di tale Unione sappiano assecondare questo desiderio, mostrando comprensione nella fase iniziale per quanto concerne l’adeguamento alle condizioni economiche previste”, un traguardo certamente non facile per “le economie ancora deboli” di quegli Stati. E il monito a non dimenticare le radici cristiane d’Europa era stato espresso anche dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio inviato al Forum. Secondo il capo dello Stato, il rafforzamento delle istituzioni europee e il processo di allargamento potranno avvalersi del “prezioso patrimonio” rappresentato dai “valori universali del cristianesimo, parte integrante dell’identità europea”, per “realizzare la piena cittadinanza fondata sulla ricchezza delle diversità dei modelli culturali e sociali”. Sulla stessa linea anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini che, inaugurando a Montecitorio il Forum, ha lanciato un appello ai membri italiani della Convenzione affinché non trascurino il ruolo delle religioni “e vogliano traslarlo nel testo che prepareranno della nuova Costituzione”. Un impegno, ha precisato, “che non intacca l’esigenza moderna di una laicità degli Stati ma che costituisce, piuttosto, un giusto tributo al ruolo innegabile che la religione ha sempre assunto nella definizione dell’identità europea”. Secondo Casini, “solo se l’Europa rimarrà fedele a questa vocazione potrà assumere un ruolo chiave nella gestione della tutela internazionale dei diritti dell’uomo, della difesa della pace, della libertà e della democrazia”. Concorda il prefetto della Congregazione per i vescovi, card. Giovanni Battista Re: “L’unione dell’Europa può essere concepita solo in armonia e come servizio alla comunità mondiale”; una “vera Europa dei cittadini e delle persone” che, se priva di “una profonda dimensione culturale, spirituale e morale non avrà futuro”.
Un grande pedagogista. Sulla “pedagogia europea” di Giovanni Paolo II si è soffermato il vicepresidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della comunità europea), mons. Attilio Nicora. Un’azione sviluppata mediante la parola: “Fino al 1999 sono 700 ha spiegato mons. Nicora gli interventi del Papa sul tema contenuti in un volume di oltre 1000 pagine”, ma anche attraverso “gesti significativi quali i pellegrinaggi ai grandi santuari del continente, le visite apostoliche in tutte le nazioni, la proclamazione di cinque nuovi patroni”, oltre “all’instancabile sforzo ecumenico e al coraggio dell’autocritica sulla storia riconoscendo le contraddizioni di molti cristiani con i principi evangelici”. Infine, il prezzo più alto per il suo coraggioso impegno: “lo stigma dell’attentato subito nel 1981”. “Vita, giustizia, pace, lavoro”: sono, ha rilevato il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, valori strettamente concatenati nel magistero di Giovani Paolo II; considerare pertanto “le radici cristiane come fondanti la vita di un continente non significa esporsi a unilatelarismo e a integralismo: quelle radici sono cariche di valori comuni per il credente e per il non credente; costituiscono la nostra stessa civiltà”.
Voci dal mondo. Malta, “con il suo tesoro di fede cristiana e di valori, può essere il ponte tra l’Europa e il Mediterraneo”, ha osservato il Primo ministro del Paese, uno dei candidati all’ingresso nella Ue, Eddie Fenech Adami. Ma l’Europa costituisce anche un modello per “le giovani democrazie asiatiche che ad essa guardano come ad un esempio di sviluppo, civiltà e rispetto per le minoranze”: ad affermarlo, il presidente del parlamento delle Filippine, Jose de Venecia. Un modello ancor più significativo “da quando il terrorismo internazionale ha fatto comprendere che povertà, oppressione e disperazione, ovunque esse siano, devono essere considerate un problema di tutti”. I giovani europei, esposti ai “flagelli rappresentati da droga, prostituzione e sette”, l’ecumenismo, “indispensabile per un autentico progresso”, e “l’evangelizzazione della ‘cultura della libertà'” sono oggi, ad avviso di Jean-Paul Durand, dell’Institut Catholique de Paris, le maggiori preoccupazioni del Papa; sfide impegnative che “richiedono la responsabilità di tutti”. Di fronte al rischio di una marginalizzazione delle religioni si fa accorato l’appello del ministro della giustizia della Slovacchia, Jan Carnogursky: “Noi dell’Europa dell’Est, che abbiamo vissuto sulla nostra pelle i più dolorosi tentativi di eliminare la religione, vi diciamo che ciò non deve assolutamente accadere nella nuova Europa”. A tale proposito, il nunzio apostolico presso l’Unione europea, mons. Faustino Sainz Munoz, ha assicurato che la Santa Sede si adopererà per “influire sull’attività dei lavori della Convenzione” ma, “poiché le decisioni assunte formalmente a Bruxelles vengono preparate dai singoli governi dei Paesi membri, è lì che occorre agire e l’impegno deve coinvolgere tutti i laici”. Per Hanna Suchocka, già Primo ministro di Polonia, è urgente raccogliere “la sfida ‘alta’ lanciata da Giovanni Paolo II”; nella “nuova Europa l’universalità del Vangelo può costituire il comune fondamento alla legge etica; la giustizia è, al tempo stesso, valore morale ed equilibrio di diritti e doveri civili”.
Giovanna Pasqualin Traversa